        Sidney Sweeney &egrave; un&rsquo;ormai famosa e acclamata attrice statunitense. Nata nel 1997 a Spokane, nella contea di Washington, si avvicina al mondo del cinema gi&agrave; nel 2010, a 13 anni, recitando nel film The Ward &ndash; Il Reparto. La carriera non decolla fino al 2018, a 21 anni, quando viene selezionata per un film e una serie TV, mentre nel 2019 avviene la vera e propria svolta, recitando in "C&rsquo;era una volta a Hollywood" di Quentin Tarantino e, con il ruolo di Cassie Howard nella serie TV Euphoria, sigla definitivamente il suo approdo nel mondo del cinema. Pochi sanno per&ograve; che, da piccola, Sidney &egrave; stata cresciuta da due babysitter pilote, che l&rsquo;hanno inevitabilmente avvicinata al mondo dei motori, finch&egrave; la giovane attrice non ha deciso di investire parte dei suoi profitti del cinema per avviare un&rsquo;attivit&agrave; che, in contemporanea, integrasse anche la sua grande passione. Il tutto &egrave; partito nel corso della pandemia del 2020, in cui Sydney ha deciso di rimboccarsi le maniche e creare l&rsquo;auto dei suoi sogni. Questo l&rsquo;ha portata, nel 2023, a presentare al celebre New York Auto Parts Show un Ford Bronco del 1969 completamente restaurato, con una cura quasi maniacale per il dettaglio.  Come potete vedere, alcune foto apparse sui social&nbsp;mostrano la stessa attrice sdraiata sotto al pianale del fuoristrada americano, sporca di grasso e intenta a riparare alcune componenti. L&rsquo;attrice non si &egrave; per&ograve; fermata qui, continuando su un altro progetto che ha visto protagonista una Ford Mustang celeste del 1967, chiamata Britney, anche in questo caso riportata allo stato originale grazie ad un team di ragazze appassionate come lei. che auto guida? Andiamo quindi a scoprire i modelli pi&ugrave; interessanti nel garage privato di Sydney Sweeney. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Porsche 718 Boxster S  Secondo alcune fonti, la giovane attrice statunitense sarebbe stata vista alla guida di una fiammante Porsche 718 Boxster S (modello purtroppo giunto alla "pensione", in vista di una versione 100% elettrica)&nbsp;color Rosso Carminio, con la capote abbassata. Si tratterebbe di un vero e proprio sfizio per Sydney, con una piccola e sportiva auto con cui godersi a pieno la guida. Si parla, infatti, di un modello particolare, capace di coniugare il piacere di guida di una Porsche con l&rsquo;esperienza dell&rsquo;aria tra i capelli, senza per&ograve; rinunciare al comfort di questo modello, perfetto anche come daily car. La versione S della 718 Boxster sfrutta un propulsore 2.5 4 cilindri turbo con cilindri contrapposti (architettura boxer), capace di erogare una potenza complessiva di 350 cv e 420 Nm di coppia, abbinato di serie al cambio automatico PDK, celebre doppia frizione di casa Porsche. Le prestazioni sono ovviamente notevoli, come testimonia lo 0-100 km/h concluso in soli 4,6 secondi, fino ad una velocit&agrave; massima di 286 km/h. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Mercedes Benz Classe S  Non &egrave; ancora chiaro se si tratti di una sua auto personale o di una vettura messa a disposizione dall&rsquo;agenzia che segue tutti gli spostamenti e gli appuntamenti dell&rsquo;attrice. Tuttavia, in alcune situazioni, Sydney &egrave; stata &ldquo;pizzicata&rdquo; proprio alla guida della grande ammiraglia tedesca, sinonimo di lusso e comfort ai massimi livelli. Vivendo in quel di Los Angeles, le dimensioni importanti della Mercedes Classe S - ben 5,18 m di lunghezza e quasi 2 m di larghezza - non sono di certo un problema. Grazie, infatti, alle quattro ruote sterzanti, &egrave; in grado di ridurre virtualmente il raggio di sterzata, risultando cos&igrave; pi&ugrave; agile negli spazi ristretti e nelle manovre. Non sappiamo quale motorizzazione sia equipaggiata sul veicolo dell&rsquo;attrica, ma crediamo si tratti della versione S 450 a benzina, spinta da un 3.0 6 cilindri turbo da 381 cv e trazione integrale. Si tratta della versione pi&ugrave; diffusa sul suolo americano, con un listino (in Italia) a partire da circa 135 mila euro. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Ford Mustang GT 2024  Passiamo ad un altro modello celebre sul suolo a stelle e strisce. Si tratta dell&rsquo;ormai nota Ford Mustang GT color celeste, che l&rsquo;attrice ha ricevuto direttamente da Ford USA per un contest condotto sulla pagina TikTok della sua officina (@syds-garage). L&rsquo;auto &egrave; stata modificata e personalizzata dal team della giovane star americana, con una colorazione unica (Robing Egg Blue) che richiamasse la storia del brand, per celebrare i 60 anni dal debutto dell&rsquo;iconico modello dell&rsquo;Ovale Blu. Saranno per&ograve; due gli esemplari al mondo derivanti da questa operazione di marketing, una dedicata ad un fortunato fan che potr&agrave; vincerla attraverso un contest sulla piattaforma social, mentre l&rsquo;altra rimarr&agrave; nella collezione personale dell&rsquo;attrice. Il fortunato vincitore trover&agrave; anche un autografo di Sydney sulla paratia del motore e un abitacolo completamente personalizzato, unico al mondo. Concludono l&rsquo;opera una serie di led multicolore inseriti nella tappezzeria presente sul cielo dell&rsquo;abitacolo. Non &egrave; stato invece modificato il propulsore, sfruttando il celebre 5.2 V8 aspirato da ben 480 cv e cambio automatico sequenziale di serie. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Ford Bronco 1969             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Sydney Sweeney (@sydney_sweeney)      Arriviamo, quindi, all&rsquo;auto che ha sancito l&rsquo;avvicinamento dell&rsquo;attrice al mondo dei motori. Proprio &ldquo;quel&rdquo; Ford Bronco del 1969 che l&rsquo;attrice ha deciso di acquistare e restaurare completamente nel corso della pandemia da Coronavirus. Un&rsquo;auto che - come visibile dal video pubblicato su Instagram - ha significato molto per Sydney, essendo un chiaro richiamo all&rsquo;infanzia e che l&rsquo;ha totalmente occupata nel periodo del lockdown americano. L&rsquo;auto &egrave; stata poi presentata ufficialmente al SEMA del 2022, attirando l&rsquo;attenzione di moltissimi brand, desiderati di cavalcare l&rsquo;onda della notoriet&agrave; dell&rsquo;attrice per organizzare delle campagne di comunicazione mirate (come poi fatto da Ford). L&rsquo;auto &egrave; stata completamente rimessa a nuovo, riportata allo stato originale con tanto di colorazione Cherry Red originale, con una cura maniacale per il dettaglio, proprio come avrebbe fatto qualsiasi atelier del restauro. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Ford Mustang 1965 "Britney"             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Sydney Sweeney (@sydney_sweeney)      Nella schiera di vetture a disposizione di Sydney Sweeney citiamo anche il secondo lavoro di restauro portato avanti dalla nota star americana. A seguito del successo (anche mediatico) riscosso con la Ford Bronco, Sydney ha continuato la collaborazione con un modello ugualmente iconico per il brand americano. Si parla di una Ford Mustang del 1965, uno dei modelli pi&ugrave; noti e amati dai collezionisti. Completamente restaurata e riverniciata, &egrave; stata battezzata come &ldquo;Britney&rdquo; dall&rsquo;attrice, riferendosi alla particolare tonalit&agrave; scelta &ldquo;Brittany Blue&rdquo; che richiama le colorazioni proposte dal brand a partire dal 1960. L&rsquo;operazione &egrave; stata portata avanti anche per presentare il nuovo brand di abbigliamento dell&rsquo;attrice, direttamente collegato al mondo delle riparazioni con tanto di logo Ford e design vintage. L&rsquo;auto &egrave; stata completamente riportata allo stato originale, con tanto di cerchi in acciaio cromati, poi ripresi nello stile anche nella Mustang GT citata poco sopra.&nbsp; &nbsp;       

Affascinante, brava e anche appassionata di auto, l'attrice americana mostra un lato di s&eacute; poco noto ai pi&ugrave;: nel tempo libero restaura vetture classiche

Sydney Sweeney, la passione per le auto dell’attrice statunitense

        Silence 04, arriva in Italia, e in Francia, una microcar concorrente diretta di Fiat Topolino e Citroen Ami. I l modello sar&agrave; sulle nostre strade grazie all&rsquo;intesa, iniziata nel 2010, tra Nissan e Acciona, azienda spagnola di mobilit&agrave; specializzata nello sharing di scooter elettrici. Una batteria speciale Nell&rsquo;accordo tra i due marchi infatti rientrano anche le due ruote, ma la novit&agrave; &egrave; proprio sul piccolo quadriciclo, che dispone della batteria estraibile a trolley e quindi trasportabile per eventuale ricarica in ufficio o in casa.  Due anime, dai 14 anni in su Silence 04 &egrave; una biposto&nbsp; lunga 2,28 metri, larga 1,27 e alta 1,57, ha un passo di 1,58 metri, con un bagagliaio da 247 litri. La versione L6e &egrave; guidabile a partire dai 14 anni con il patentino, con velocit&agrave; massima limitata a 45 km/h. Il doppio pacco di batterie estraibili, ciascuno da 5,6 kWh, garantisce una autonomia di 175 km.  La Silence 04 L7e, quadriciclo pesante, guidabile da 16 anni con la patente B1, raggiunge gli 85 km/h e ha un raggio di azione fino a 149 km garantito dagli stessi accumulatori. Sar&agrave; in concessionaria da giugno, nelle prossime settimane sar&agrave; annunciato il prezzo. Potrebbe interessarti: le migliori offerte di Nissan nuove e usate       

Grazie ad un accordo tra la Casa giapponese e il Marchio Acciona: si guida con patentino e patene a seconda della potenza

Silence S04, Nissan porta la rivale di Topolino e AMI

Volete il brivido di KITT, ovvero la Knight Industries Two Thousand, una delle auto pi&ugrave; iconiche della televisione mondiale negli anni Ottanta?  KITT era la protagonista assieme a Michael Knight, ovvero David Hasselhoff, della serie TV Supercar, il cui titolo originale era Knight Rider, realizzata dal 1982 al 1986 e vera icona di quel periodo.  KITT, auto dalle mille funzioni, dotata di una intelligenza artificiale stupefacente e di funzioni di analisi, difesa e offesa fantascientifiche, divent&ograve; una superstar al pari del protagonista. Capace di superare le 300 miglia orarie (480 km/h) e di altre mirabilie.  Nella realt&agrave; si trattava di una Pontiac Firebird Trans Am del 1982, spinta da un 5.0 V8 da 145 cavalli. Purtroppo tutte le KITT originali della serie sono andate distrutte per volere della Pontiac in virt&ugrave; di un accordo con la Universal, e anche le repliche ufficiali sono rarissime, una &egrave; al museo Keswick Cars of the Stars in Inghilterra.    Torna Supercar  Quella che vedete in vendita su AutoScout 24 in Germania &egrave; una autentica chicca. Si tratta di una replica di KITT, guidata e autografata dallo stesso David Hassellhoff.  Il prezzo di 75.000 dollari &egrave; elevato, ma il modello anche se successivo alla serie merita per i suoi dettagli.  Omologata H, Historisch, ovvero auto storica, &egrave; del 1992, dotato di un V6 di 3,1 litri con impianto a GPL. La fedele trasformazione &egrave; avvenuta nel 2010, con tutti i dettagli, esterni e interni anche la voce della vettura programmabile.  La trasformazione del cruscotto, compreso il mitico volante a cloche cui si &egrave; ispirata Tesla per il suo yoke, ha impiegato anni. La Pontiac &egrave; diventata definitivamente KITT nel 2017. E ora &egrave; pronta per un nuovo Rider.  Potrebbe interessarti: le migliori offerte di auto nuove e usate 

Una fedelissima replica, autografata e anche guidata da David Hasselhoff, &egrave; disponibile in Germania

Torna Supercar, in vendita la KITT di Michael Knight

        Manca sempre meno all&rsquo;unveiling della nuova BMW X3. La quarta generazione del Suv tedesco, forte di ottimi successi commerciali fin dal primo modello (2003-2010), si aggiorna completamente: &egrave; pi&ugrave; precisa, sportiva, aerodinamica e tecnologica, con l&rsquo;introduzione di avanzatissimi ausili alla guida attivi che massimizzano la sicurezza. Abbiamo avuto modo di provare in anteprima alcuni esemplari di preserie &ndash; veri e propri prototipi camuffati, sebbene la messa a punto generale possa considerarsi quasi ultimata &ndash; su strada pubblica e all&rsquo;interno del proving ground del marchio tedesco a Miramas, in Francia. BMW X3 2025, &egrave; tutta nuova  Come visibile da foto e video, gli esemplari del test &ndash; una plug-in hybrid e la declinazione ad alte prestazioni &ldquo;griffata&rdquo; M &ndash; non mostrano molto. Dietro wrapping mimetico e pannelli posticci, per&ograve;, si possono notare alcuni elementi affini ad alcuni modelli del nuovo corso del marchio dell&rsquo;Elica. A partire dal frontale, con fari Led dalla forma appuntita simili a quelli delle ultime X1 e X2. &Egrave; evidente, per&ograve;, il cambiamento a livello di forme: la nuova BMW X3 &egrave; pi&ugrave; bassa e larga, per una presenza su strada aumentata; inoltre, come riportato dai tecnici, le carreggiate sono state allargate mantenendo invariato il passo (2,86 metri). Gran lavoro anche sul versante aerodinamico: l&rsquo;ottimizzazione del sottoscocca, oltre a soluzioni come maniglie portiera a filo carrozzeria, nuovo sistema &ldquo;Air Vent&rdquo; sulla calandra e spoiler posteriore con &ldquo;aeroblade&rdquo; che abbraccia i montanti posteriori, ha permesso di ottenere un coefficiente di resistenza (Cd) di soli 0,27. Nonostante le pesanti coperture interne si possono, poi, riconoscere dettagli familiari come il doppio Curved Display (abbinato al BMW Operating System 9) e, in generale, un&rsquo;impostazione simile alle &ldquo;sorelle&rdquo; gi&agrave; citate. Primo test  Il test dei prototipi ci ha permesso di &ldquo;toccare con mano&rdquo; tutti i progressi raggiunti da BMW in fatto di dinamica di guida, comfort di marcia e sicurezza attiva. Doverosa premessa: tutte le nostre sensazioni riguardano esemplari non definitivi e dei quali non sono stati dichiarati i dati tecnici. Possiamo dirvi, per&ograve;, che il miglioramento rispetto alla terza generazione &egrave; tangibile. Come constatato al volante della plug-in hybrid, la precisione di guida aumenta grazie a sistema di sospensioni, barre stabilizzatrici e boccole completamente riprogettato, assieme a un nuovo sterzo - ora azionato da cinghia - in grado di trasmettere in maniera sincera tutto ci&ograve; che accade sotto le ruote anteriori. L'utilizzo di pneumatici con bassa resistenza al rotolamento, poi, riduce consumi ed emissioni inquinanti. La declinazione ad alte prestazioni M (al 99% sar&agrave; X3 M50i, spinta dal sei cilindri in linea biturbo da 3,0 litri), alza ancora l'asticella aggiungendo assetto specifico, struttura irrigidita e differenziale autobloccante posteriore. Il tutto elevando al tempo stesso il comfort di marcia, per un incredibile bilanciamento tra performance e relax alla guida. Adas avanzati  Concludiamo parlando degli ausili alla guida attivi di ultima generazione. Ben 40 gli Adas presenti, coadiuvati da inediti e sofisticati sensori -&nbsp;radar a lungo raggio anteriore e posteriore, quattro radar short range, 12 sensori a ultrasuoni e sei telecamere, solo per citarne alcuni - ed estremamente efficaci. Abbiamo avuto modo di sperimentarli nell'area dedicata, con manichini mobili e finte vetture che simulano scenari reali: anche a velocit&agrave; sostenute (superiori a quelle imposte da EuroNCAP) l'incidente &egrave; sempre stato scongiurato. Non ci resta che aspettare il lancio ufficiale. La produzione avr&agrave; inizio in estate.       

La prova in anteprima del rinnovato Suv tedesco in versione preserie plug-in hybrid e M50i su strada, in pista e in offroad: ecco come cambia

BMW X3 2025, primo contatto con il prototipo

&Egrave; una delle cantanti attualmente pi&ugrave; famose e di successo. Parliamo di Billie Eilish, ventiduenne americana recentemente insignita del secondo premio Oscar per la miglior canzone originale (&ldquo;What Was I Made For?&rdquo;, utilizzata per la colonna sonora del film Barbie). &ldquo;Sbocciata&rdquo; nel 2015 con il brano &ldquo;Ocean Eyes&rdquo;, la vera celebrit&agrave; &egrave; arrivata nel 2019, con l&rsquo;album di debutto &quot;When We All Fall Asleep, Where Do We Go?&quot;: prodotto con il fratello musicista Finneas, la hit globale &ldquo;Bad Guy&rdquo; ha permesso all&rsquo;artista di conquistare numerosi Grammy Awards. Da allora, l&rsquo;ascesa di Billie non accenna a fermarsi. Il successo, ovviamente, le ha permesso di acquistare alcune auto esclusive (ma non solo). Scopriamole in questo articolo.  Billie Eilish, dagli esordi a oggi  Billie Eilish Pirate Baird O&#39;Connell, conosciuta come Billie Eilish, &egrave; una cantante e cantautrice americana che ha guadagnato fama a met&agrave; degli anni 2010 per la sua unicit&agrave; in termini di sound ed estetica. Nata il 18 dicembre 2001 a Los Angeles, in California, Eilish &egrave; cresciuta in una famiglia di musicisti e attori, che ha influenzato profondamente il suo percorso artistico. La sua svolta &egrave; avvenuta nel 2015, con il caricamento su SoundCloud la canzone &quot;Ocean Eyes&quot;. Il brano, originariamente scritto dal fratello Finneas per la sua band, ha messo in luce la voce eterea e l&#39;emotivit&agrave; di Billie. Il brano &egrave; diventato rapidamente virale, facendole guadagnare un contratto discografico con Interscope Records.  Nel 2017 la pubblicazione del suo EP di debutto, &quot;Don&#39;t Smile at Me&quot;, caratterizzato da suoni elettro-pop e basato sui temi dell&#39;adolescenza, della salute mentale e dei dolori della crescita. L&#39;album di debutto completo di Eilish, &quot;When We All Fall Asleep, Where Do We Go?&quot;, &egrave; stato pubblicato nel 2019 e ha ricevuto il plauso della critica. L&#39;album, prodotto e co-scritto con il fratello Finneas, contiene la hit globale &quot;Bad Guy&quot; e ha vinto diversi Grammy Awards, tra cui Album dell&#39;anno, Canzone dell&#39;anno, Disco dell&#39;anno e Miglior nuovo artista. Ci&ograve; ha consolidato il suo status di superstar globale e l&#39;ha resa la pi&ugrave; giovane artista della storia a vincere in tutte e quattro le principali categorie dei Grammy nello stesso anno. Dopo il successo del suo debutto, Eilish ha pubblicato &quot;Happier Than Ever&quot; nel 2021. Questo secondo album, pi&ugrave; maturo per testi e suoni, esplora ulteriormente i temi della fama, dell&#39;amore e della crescita personale, mostrando la sua evoluzione come artista e individuo.  Garage variegato  L&#39;enorme successo ottenuto - assieme ad accordi di sponsorizzazione con marchi celebri come Nike e Gucci - ha&nbsp; permesso alla cantante di accumulare un&#39;ingente fortuna. Secondo la rivista Forbes, infatti, il patrimonio di Billie Eilish si attestava a circa 250 milioni di dollari (oltre 230 milioni di euro) nel 2023.&nbsp; Ci&ograve; le ha consentito, ovviamente, di poter acquistare alcune vetture di lusso e ad alte prestazioni. ? giunto il momento di scoprirle insieme.  L&#39;articolo continua nella prossima scheda  &nbsp;  Dodge Challenger    Il garage della cantante ha iniziato a popolarsi di veicoli particolari fin dai 17 anni, quando la sua casa discografica ha deciso di regalarle quella che, secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stata la sua auto dei sogni fin da bambina. Parliamo della celebre Dodge Challenger, una delle sportive americane pi&ugrave; iconiche di sempre. Tuttavia, non si tratta di una versione &ldquo;comune&rdquo;, ma della SRT. Questa ospita sotto al cofano un portentoso 6.4 V8 Hemi sovralimentato con compressore volumetrico, capace di sviluppare ben 492 cv e 644 Nm di coppia massima. Considerata una leggenda nel mondo delle Muscle Car americane, la SRT &egrave; famosa per le incredibili prestazioni, soprattutto in accelerazione: solo 4,5 secondi per passare da 0 a 100 km/h, fino ad una velocit&agrave; massima di oltre 250 km/h. Ad oggi, &egrave; stata tolta dal commercio, in favore dei nuovi modelli 100% elettrici che sono appena stati presentati.  McLaren 600 LT    Un altro pezzo da &ldquo;novanta&rdquo; nella collezione della cantante, passando per&ograve; in casa McLaren. Curiosa la scelta di una delle supercar di Woking, solitamente ad appannaggio di collezionisti molto attenti alle prestazioni o facoltosi proprietari alla ricerca di una vettura di nicchia, poco commerciale e per &ldquo;palati sopraffini&rdquo;. McLaren &egrave;, infatti, una delle poche aziende del settore a proporre da ormai pi&ugrave; di 10 anni una monoscocca in fibra di carbonio per le sue sportive da listino, pur offrendo un listino al pari di altri brand pi&ugrave; noti come Ferrari e Lamborghini. Parlando del modello, la 600 LT &egrave; un&rsquo;altra chicca della casa inglese, essendo di fatto la massima espressione della serie 540 e 570 S. LT &egrave; l&rsquo;acronimo di &ldquo;Long Tail&rdquo;, una dicitura ormai storica del marchio, dedicato alle auto dall&rsquo;indole maggiormente sportiva. Il suo 4.0 V8 biturbo sprigiona ben 600 cv e 620 Nm di coppia, tutto dedicato alle sole ruote posteriori attraverso un rapido cambio doppia frizione. Il peso &egrave; stato oggetto di una forte cura dimagrante, fermando l&rsquo;ago della bilancia a soli 1.540 kg. Lo 0-100 km/h &egrave; concluso in soli 2.9 secondi, fino ad una velocit&agrave; massima di 324 km/h.  L&#39;articolo continua nella prossima scheda  &nbsp;  Koenigsegg Agera RS    Rimane un alone di mistero attorno a questo capolavoro ingegneristico. Si tratta di una hypercar svedese, Koenigsegg Agera RS che &egrave; anche la detentrice del record di velocit&agrave; massima su strada, con un picco di ben 447 km/h. Il suo 5.0 V8 biturbo &egrave; infatti in grado di sviluppare una potenza mostruosa di ben 1.160 cv e 1.280 Nm di coppia. Anche per lei, coppia e potenza sono interamente rimandate alle ruote posteriori attraverso un cambio doppia frizione a sette rapporti sviluppato dalla casa costruttrice. Le prestazioni sono mozzafiato, con uno 0-100 km/h di soli 2,7 secondi, mentre Il prezzo di questo oggetto da collezione si aggira intorno ai 2 milioni di euro, a seconda di versioni e allestimenti. Tuttavia, non &egrave; chiaro se la cantante avesse solo fatto qualche scatto con il modello o se poi, effettivamente, fosse finito nel suo garage personale. Certo &egrave; che non &egrave; mai stato pubblicato alcun video ritraente la ragazza al volante della hypercar. &nbsp;  Chevrolet Suburban    Per gli spostamenti quotidiani o tra amici, Billie si &egrave; poi munita di uno dei Suv pi&ugrave; gradi e imponenti in commercio, anche per il mercato americano, ormai fuori &ldquo;misura&rdquo;. Si tratta del celebre Chevrolet Suburban, il veicolo &ldquo;full-size&rdquo; per eccellenza negli States, spesso utilizzato anche come Shuttle Vip o come mezzo di trasporto di importanti cariche dello stato. Lungo ben 5,70 metri, offre tantissimo spazio a bordo (anche nel vano bagagli) e pu&ograve; essere configurato anche con tre file di sedili, per poter ospitare fino a sette o otto passeggeri. Grazie ai 3,3 metri di passo, offre ottima abitabilit&agrave; anche per i passeggeri pi&ugrave; alti. Ovviamente il motore non &egrave; da meno: sotto al cofano l&rsquo;imponente 5.3 V8 da 355 cv e 520 Nm di coppia, con trasmissione automatica e trazione integrale.  L&#39;articolo continua nella prossima scheda  &nbsp;  Range Rover Sport    Per non farsi mancare nulla, &egrave; presente anche un secondo Suv di lusso nella schiera di veicoli della cantante. Stiamo parlando del fuoristrada per eccellenza, ovvero il Range Rover Sport di seconda generazione, con un&rsquo;appariscente colorazione bianco ghiaccio e tetto nero a contrasto. Un&rsquo;auto perfetta per muoversi nelle spaziose citt&agrave; americane, comoda, tecnologica e confortevole, spinta da una vasta gamma di motori, sia benzina che diesel. Con ogni probabilit&agrave;, il modello della cantante potrebbe essere spinto dall&rsquo;ottimo sei cilindri in linea da 340 cv e trazione integrale. Tantissimo lo spazio nel bagagliaio, per l&rsquo;attrezzatura o i bagagli necessari per una vacanza tra amici. Dovrebbe trattarsi della terza auto apparsa nel garage della cantante, dopo la Dodge e la vettura familiare con cui chiudiamo l&#39;articolo.  Mazda5    Potr&agrave; sembrare strano, eppure nel controverso garage di Billie Ellish c&rsquo;&egrave; anche una delle pi&ugrave; comuni vetture familiari negli USA. C&rsquo;&egrave; chi dice che possa davvero trattarsi della prima auto datale dei genitori, prima ancora di prendere la patente a 16 anni. Stiamo parlando della Mazda5, una monovolume non pi&ugrave; venduta nemmeno in Italia, da 4,6 metri con porte scorrevoli posteriori, ampio bagagliaio e altrettanto spazio a bordo. Trattandosi del modello destinato agli States, &egrave; equipaggiato con il 2.5 4 cilindri aspirato da circa 160 cv e cambio automatico. Un&rsquo;auto decisamente umile e anticonformista, perfetta per passare inosservata&nbsp;quando necessario, dai consumi contenuti (almeno rispetto alle altre auto della collezione) e perfetta per un viaggio tra amici o spostamenti di routine. Rispetto alle altre, il listino &egrave; davvero contenuto, con cifre prossime ai 30mila euro.  Leggi anche: Jeremy Clarkson, le auto pi&ugrave; interessanti del conduttore inglese 

La celebrit&agrave; statunitense di &quot;Bad Guy&quot; possiede alcune vetture sportive ad alte prestazioni, dalla Dodge Challenger alla McLaren 600 LT

Billie Eilish, le auto della cantante americana

        Qualsiasi appassionato di auto non pu&ograve; non conoscere Jeremy Clarkson, uno dei presentatori, giornalisti, personaggi noti pi&ugrave; famosi e apprezzati in tutto il mondo. Reso celebre a partire dagli anni &rsquo;90 con la trasmissione Top Gear UK, ha consolidato la propria immagine con il suo carisma, l&rsquo;ironia e la tipica comicit&agrave; &ldquo;british&rdquo;, accompagnato dai fedeli compagni Richard Hammond e James May. Un trio leggendario, guidato da Jeremy, che ha fatto appassionare generazioni di ragazzi al mondo delle quattro ruote. Secondo alcune fonti, nell&rsquo;arco della sua carriera, sarebbe stato in grado di accumulare un patrimonio netto di circa 70 milioni di euro, principalmente derivate dai super compensi previsti dalla BBC per la trasmissione televisiva Top Gear. Si parla di oltre 4 milioni di sterline l&rsquo;anno, per pi&ugrave; di 15 stagioni consecutive, assieme a diverse altre attivit&agrave; personali e comparse in altre trasmissioni. Negli ultimi anni, sganciato dal mondo BBC, il celebre trio ha continuato a proporre contenuti simili passando ad una produzione Amazon, con il frizzante programma The Grand Tour. Jeremy Clarkson, The Grand Tour e la passione per le auto  Un format pi&ugrave; articolato, inaugurato a partire dal 2016 con meno episodi durante l&rsquo;anno ma pi&ugrave; incentrati sull&rsquo;aspetto itinerante, fino a terminare con le ultime stagioni, che hanno visto la pubblicazione di poche puntate, se non addirittura un cortometraggio a stagione. Si parla anche in questo caso di cifre da capogiro, da oltre 2 milioni ad episodio. Oltre 40 episodi ai quali poi sono da aggiungere i contenuti realizzati in occasione della serie &ldquo;personale&rdquo; Clarkson&rsquo;s Farm (La Fattoria di Clarkson), altra serie che ha riscosso un notevole successo in Inghilterra ma anche nelle altre parti del mondo in cui &egrave; presente la piattaforma Amazon Prime Video. In questo format, il compenso per il celebre presentatore si aggira su oltre 10 milioni di sterline a stagione ed &egrave; in procinto di venire rilasciata la terza. Una carriera ricca di progetti e idee visionarie, dando vita a veri e propri format, con il carisma e la personalit&agrave; che solo lui e i due fidati amici/colleghi sono stati in grado di portare avanti. Tutto questo gli ha permesso di alimentare la passione per le auto, concedendosi importanti sfizi, con modelli da capogiro e altri davvero insoliti. Andiamo quindi a scoprire alcuni dei veicoli pi&ugrave; particolari che fanno o hanno fatto parte della collezione personale di Jeremy Clarkson. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Alfa Romeo GTV 6 1986  &ldquo;Recentemente ho comprato un&rsquo;Alfa Romeo GTV 6 del 1986 che era in ottime condizioni. E mi &egrave; costata solo 8.000 sterline &ndash; ha spiegato il presentatore ai microfoni del The Sun. &ndash; Non va proprio benissimo. A volte non inserisce la seconda. Lo sterzo &egrave; troppo pesante, non ha l&rsquo;aria condizionata, navigatore, nessuna porta USB, nessun airbag e inquina fin troppo. Eppure amo guardarla e guidarla.&rdquo; Cos&igrave; Jeremy spiega il suo rapporto con uno degli ultimi gioiellini della collezione. Dotata del celebre V6 busso da 2.500 cc di cilindrata, ha fatto innamorare gli appassionati di tutto il mondo, soprattutto inglesi, essendo anche disponibile una versione con guida a destra. Design aggressivo, bella da guidare e da ammirare, ha conquistato moltissimi cuori, tra cui quello di Jeremy. Disponeva di circa 160 cv e ne furono prodotti solo 10mila esemplari con questo motore. Ad oggi, il valore si aggira su circa 30mila euro per una in buone condizioni e oltre 35/40 mila euro per un esemplare in ottimo stato. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Lexus LFA  Forse una delle supercar pi&ugrave; iconiche e amate degli ultimi anni. Un progetto nato a partire dai primi anni Duemila, prima di vedere effettivamente la luce, in veste definitiva, solo nel 2010. Linee squisitamente minimali e aggressive, in puro stile Lexus, con molti tagli e spigoli vivi. Sfrutta un telaio monoscocca in polimero rinforzato di fibra di carbonio e nella zona anteriore accoglie il cuore pulsante di questo modello. Un prodigioso 4.8 V10 aspirato, capace di erogare ben 560 cv e 480 Nm di coppia. &Egrave; nota per essere una delle auto sportive dal miglior sound di sempre, capace di avvicinarsi come timbrica a quella di una monoposto di F1. Attualmente, il valore di un esemplare in stato pari al nuovo sfiora il milione di euro. Jeremy ne acquist&ograve; un esemplare pochi giorni dopo la prova che ebbe modo di fare all&rsquo;interno della trasmissione di Top Gear. Per chi ha memoria, si pu&ograve; facilmente ricordare l&rsquo;enorme stupore del presentatore mentre era alle prese con la sportiva giapponese, sul celebre tracciato del programma britannico. L'articolo continua nella prossima scheda Ferrari F355  Da grande estimatore del Cavallino Rampante, non poteva mancare una &ldquo;rossa&rdquo; nella collezione di Clarkson. Non si tratta per&ograve; di un modello qualsiasi, ma della Ferrari F355, quella che molti hanno da sempre ritenuto una delle Ferrari pi&ugrave;...Ferrari di sempre. Prodotta dal 1994 al 2000, segnava il passaggio tra le sportive vecchia scuola e il nuovo modo di concepire l&rsquo;automobile sportiva, arrivato con il nuovo millennio. La tipica berlinetta di Maranello, con un V8 Dino aspirato collocato centralmente, trazione posteriore, cambio manuale e ben 380 cv da dove gestire, senza elettronica. L'acquisto risale al "lontano" 1998: il presentatore non tard&ograve; a definirla "la migliore auto mai costruita". Jeremy Clarkson am&ograve; cos&igrave; tanto questa vettura che, stando ad alcune ricostruzioni, ancora oggi la conserva nella sua collezione privata. Ebbe anche altre Ferrari negli anni, tra cui una 458 Speciale, ma furono poi rivendute negli anni successivi. Attualmente il prezzo della F355 oscilla tra gli 80 e i 120mila euro, ma potrebbe notevolmente crescere nei prossimi anni. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Ford GT  Un&rsquo;auto molto famosa della collezione. Nacque una storia attorno a questo modello, cos&igrave; iconico e incredibile quanto sfortunato tra le mani del noto presentatore. Dotata di un vero e proprio V8 a stelle e strisce, fu costruita dal 2004 per ripercorrere la storia del brand dell&rsquo;ovale blu, con una supercar squisitamente americana, nella forma e nelle caratteristiche. Jeremy, dopo esserne rimasto folgorato durante una prova in anteprima, decise subito di acquistare uno dei soli 27 esemplari destinati all&rsquo;Inghilterra. Un&rsquo;auto che Jeremy Clarkson riteneva fenomenale, evocativa, incredibile. Eppure, si aggiudic&ograve; un esemplare molto sfortunato, tanto da definirla &ldquo;l&rsquo;auto pi&ugrave; inaffidabile del mondo&rdquo;, inimicandosi anche i piani alti del brand. Ebbe innumerevoli problemi con l&rsquo;immobilizer della vettura, che alle volte non riconosceva la chiave e quindi rendeva impossibile attivare il quadro elettrico. Fu costretto a chiamare diverse volte il carro attrezzi per poter spostare il veicolo, senza che il marchio riconoscesse mai il difetto di fabbricazione. Si decise poi a vendere la Ford GT circa 3 anni dopo, acquistando al suo posto una nuova Lamborghini Gallardo Spyder. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Mercedes-Benz 600 Grosser  Concludiamo questo elenco con un&rsquo;auto particolarmente rara. Conosciuta anche come W100, si tratta dell&rsquo;antenata dell&rsquo;attuale Mercedes Classe S Maybach, ovvero il non plus ultra per gli anni tra il 1963 e il 1980 in termini di lusso, comfort e tecnologia. Diverse le carrozzerie disponibili, furono creati modelli ad hoc per personaggi illustri, come ad esempio l&rsquo;esemplare donato a Papa Paolo VI, con versione Landaulet a passo lungo. Con una lunghezza da 5,58 a ben 6,35 metri, era una vera e propria corazzata su ruote, come testimonia il peso, fino a 4.2 tonnellate. Soli 2.770 esemplari furono costruiti in tutto il mondo e Jeremy se ne accaparr&ograve; uno risalente al 1970, una S600 Pullman, in colorazione verde british con interni color marrone chiaro. Era mossa da un imponente 6,3 litri V8 aspirato da 250 cv. Ad oggi non fa pi&ugrave; parte della collezione del celebre presentatore, eppure pi&ugrave; volte ha ricordato, anche durante le varie puntate della serie Top Gear, il suo affetto per questo modello.       

Celebre assieme a Richard Hammond e James May per Top Gear, il presentatore britannico possiede numerose "chicche" automobilistiche

Jeremy Clarkson, le auto più interessanti del conduttore inglese

        Correva l&rsquo;anno 2004 quando Renault present&ograve; al Salone di Ginevra la concept car Wind, una compatta e curiosa roadster dalle dimensioni simili a quelle della Clio. Originale, carismatica e dirompente. Sembrava fosse un modello gi&agrave; pronto per la produzione, con forme e soluzioni piuttosto concrete, pensate per la realizzazione in serie. Fu accolta con grande entusiasmo dalla critica dell&rsquo;epoca, sebbene ci vollero pi&ugrave; di sei anni prima di conoscere il modello che, in veste ufficiale, giunse effettivamente in commercio. Seppur con delle differenze. Renault Wind Concept, le origini  La concept car Wind prese piede sul finire del 2002, anni in cui le vetture a cielo aperto continuavano a riscuotere ancora un discreto successo in diversi mercati europei. Il concetto di roadster economica, accessibile e compatta era ancora parzialmente inesplorato, cos&igrave; Renault decise di immaginare quella che sarebbe poi diventata la Wind definitiva. Basata sulla piattaforma della Renault Twingo di quegli anni, proponeva un design futuristico, basato sulle linee avanzate dal capo design Laurens Van Den Acker per altri esercizi di fine millennio. Forme giovanili, giocose, capaci di alternare linee secche a curvature pronunciate. L'unveiling a Ginevra 2004  Quelle forme calamitarono l&rsquo;attenzione al Salone di Ginevra 2004, proponendo alcune soluzioni ultra moderne per quell&rsquo;epoca, come i fari led o l&rsquo;estrema pulizia estetica del paraurti anteriore, privo di plastiche o elementi scuri a vista. Le proporzioni erano squisitamente azzeccate, con un cofano sufficientemente lungo in relazione alle dimensioni dell&rsquo;auto. Non mancavano i due "stylebar" di protezione dietro ai poggiatesta, luci led anche al posteriore e dei cerchi in lega imponenti nelle dimensioni. Anche l&rsquo;abitacolo era ricercato, seppur minimale, con pelle e moquette a vista, pochi elementi e pochi tasti. Tutto era ricondotto alla strumentazione di fronte al conducente, visibile attraverso il volante. Un qualcosa di ampiamente sdoganato al giorno d&rsquo;oggi, ma visionario per quel periodo. Era presente anche tanto spazio tra un passeggero e l&rsquo;altro, senza alcun impedimento che vincolasse il passaggio tra i sedili. C&rsquo;erano molti elementi rifiniti in alluminio e metallo, come i pedali o i dettagli del volante, sottolineando la modernit&agrave; del progetto e l&rsquo;ambizione dei designer francesi. Il modello di serie nel 2010 L&rsquo;auto che ne scatur&igrave; solo dal 2010 stravolse completamente la chiave estetica, sebbene conserv&ograve; ancora il "DNA" iniziale: forme super compatte, design giovanile, piattaforma Twingo e tetto apribile. Il modello di serie riscosse meno successo delle previsioni, non entusiasmando n&eacute; dal punto di vista estetico e nemmeno del rapporto costo/dimensioni. Il progetto fu abbandonato e ripreso pi&ugrave; volte, prima di passare ad uno stadio avanzato, ma la base mut&ograve; notevolmente. L&rsquo;auto divenne una pi&ugrave; semplice rivisitazione di una Renault Twingo, di cui conserv&ograve; gli interni, i materiali e la semplicit&agrave; costruttiva. Furono quasi interamente abbandonate le forme da roadster, sposando pi&ugrave; il concetto di &ldquo;targa&rdquo;, grazie ad una sezione posteriore molto alta, volta quasi a coprire anche l&rsquo;abitacolo.  Innovativo, per&ograve;, il meccanismo d&rsquo;apertura del tetto: si ribaltava all&rsquo;indietro in circa 10 secondi, andando poi a nascondersi in una sezione apposita, posta sopra al bagagliaio, al quale non rubava spazio in alcun modo. Cambi&ograve; anche dal punto di vista meccanico. La concept originale era pensata per accogliere un 2.0 aspirato da circa 160 cv, mentre il modello del 2010 fu proposto con l&rsquo;1.2 tre cilindri turbo da 100 cv, oppure l&rsquo;1.6 aspirato da 133 cv (a seconda dei mercati). Conservava, comunque, uno spirito sportivo, se si considera la potenza in relazione al peso (soli 1.160 kg), eppure non raggiunse mai il successo auspicato in fase di progettazione della sua antenata.       

"Antenata" dell&rsquo;omonima citycar a cielo aperto in versione concept, fu presentata a Ginevra nel 2004: design e soluzioni erano futuristiche

Renault Wind Concept: 20 anni dal debutto del prototipo

        Zero elettrificazione, tanto divertimento. In un periodo storico dove la maggior parte delle novit&agrave; a quattro ruote &egrave; ibrida, plug-in hybrid o elettrica, fa quasi specie provare un&rsquo;auto spinta da un motore &ldquo;tradizionale&rdquo; come nel caso della nuova Mini Countryman John Cooper Works. Arrivata alla terza generazione, cambia radicalmente rispetto al passato ma continua a montare sotto il cofano il propulsore 2.0 turbo benzina 300 cavalli di potenza abbinato al cambio automatico a sette rapporti e alla trazione integrale All4. Per il primo contatto su strada siamo andati in Portogallo, dove tra percorsi vista oceano e strade collinari abbiamo apprezzato l&rsquo;evoluzione del modello pi&ugrave; grande della gamma Mini. Mini Countryman John Cooper Works 2024, &egrave; pi&ugrave; grande La prima cosa che si nota osservando da vicino la nuova Mini Countryman John Cooper Works? Le dimensioni. Senza citare la prima generazione, quella del 2010 lunga poco pi&ugrave; di quattro metri, ora rispetto al modello appena uscito di scena la lunghezza &egrave; aumentata di tredici centimetri e sei in altezza. Complessivamente le dimensioni sono pari a 4.433 mm in lunghezza e 1.843 mm in larghezza. Cresciuto anche il passo, ora pari a 2.692 mm. Esteticamente la Jcw monta una serie di dettagli specifici, come i nuovi fari a Led, Il frontale con griglia ottagonale in nero lucido e&nbsp; nuovo logo JCW a tre colori e tetto a contrasto colore Chili Red. Ampia l'offerta di cerchi in lega, disponibili fino a 20 pollici. Interni Mini Countryman John Cooper Works 2024 Completamente rinnovati anche gli interni, ora decisamente minimal e caratterizzati dal grande schermo centrale touchscreen da cui gestire il sistema d&rsquo;infotainment Mini Operating System 9 connesso, personalizzabile tramite 8 diversi scenari e dotato di assistente vocale evoluto attivabile tramite &ldquo;Hey Mini&rdquo;. Nella parte inferiore arrivano cinque comandi fisici, tra cui l&rsquo;accensione della vettura e la selezione delle modalit&agrave; di guida, che riportano la mente allo storico modello realizzato da Alec Issigonis nel 1959. Tutt&rsquo;altro che mini lo spazio a bordo, con una capacit&agrave; di carico da 460 litri in configurazione cinque posti ed espandibile fino a 1.450 litri. Su strada con la nuova Countryman John Cooper Works Siete alla ricerca di un&rsquo;auto adatta al traffico cittadino, in grado di caricare senza problemi figli, attrezzature sportive, varie ed eventuali, ma che sia in grado di suscitare qualche emozione? La Mini Countryman John Cooper Works potrebbe essere la soluzione ideale. Perch&eacute; non &egrave; facile trovare un&rsquo;auto lunga meno di quattro metri e mezzo, con un baule da famiglia, con un abitacolo a prova di lamentela e con 300 cavalli sotto al cofano. Partendo dal presupposto che non &egrave; il modello pi&ugrave; potente in gamma (per quello dovete puntare all&rsquo;elettrica da 313 cavalli) e che manca un po&rsquo; di &ldquo;ignoranza&rdquo; tipica dei modelli John Cooper Works del passato, la nuova Countryman Jcw resta un prodotto decisamente interessante per la sua flessibilit&agrave; d&rsquo;utilizzo. I 300 cavalli e i 400 Nm scaricati sulle quattro ruote motrici dalla motorizzazione 2.0 turbo assicurano uno scatto da 0 a 100 km/h in 5,4 secondi e una velocit&agrave; massima di 250 km/h, mentre il pacchetto sterzo/assetto convince nel percorso misto affrontato. Promosso anche il nuovo volante, ora multifunzione di nuova concezione con design a due razze e cinturino in tessuto opzionale al posto del classico raggio inferiore. Settando la modalit&agrave; go-kart, pensata per offrire il setting pi&ugrave; efficace nella guida veloce, cambia anche il suono a bordo grazie all&rsquo;amplificazione creata dall&rsquo;impianto audio della vettura. Ovviamente il suono della Countryman JCW non &egrave; solo virtuale, come sottolineato dai quattro scarichi posteriori. Buone notizie anche sul fronte assistenti di guida, arrivati al secondo livello Adas. Naturalmente tutto questo ha un prezzo, a partire da 51mila euro.       

Al volante della terza generazione del crossover a marchio Mini, pi&ugrave; lungo rispetto al passato ma sempre divertente tra le curve

Mini Countryman John Cooper Works, 300 cavalli e spazio da famiglia

        Figura poliedrica nel mondo della gastronomia e dell'intrattenimento, noto per il suo successo come imprenditore, personaggio televisivo e cantante. Parliamo di Joe Bastianich, molto conosciuto nel nostro Paese (terra dei genitori, esuli istriani emigrati a New York) soprattutto per la partecipazione a Masterchef Italia. Dal 2011, anno della prima edizione, Bastianich &egrave; divenuto celebre per la sua personalit&agrave; carismatica unita al tipico accento americano. Nel 2016, poi, la conduzione &ndash; assieme a Guido Meda e Davide Valsecchi &ndash; dell&rsquo;edizione italiana di Top Gear ha reso nota anche la sua grande passione per le automobili, soprattutto d&rsquo;epoca. Ancor meglio se quattro posti e con un Cavallino sul cofano In questo articolo vedremo alcune di quelle possedute nel corso degli anni. Joe Bastianich, dagli esordi alla celebrit&agrave; Nato il 17 settembre 1968 a New York, &egrave; figlio di Lidia Bastianich, anch'essa celebre chef e personaggio televisivo. Joseph "Joe" Bastianich ha iniziato la sua carriera nel mondo della ristorazione seguendo le orme della madre, diventando un nome di spicco nel settore. Dopo aver studiato al Boston College, Bastianich ha iniziato a lavorare nel ristorante di famiglia, Felidia, a Manhattan. Passione, tenacia e mentalit&agrave; per il business lo hanno portato ad aprire diversi altri ristoranti di successo. Una crescita &ndash; anche economica &ndash; che gli ha permesso di espandersi anche fuori dagli USA (decine i locali inaugurati nel corso degli anni). L&rsquo;italoamericano &egrave; anche un appassionato ed esperto di vini, con la pubblicazione di alcuni libri dedicati al mondo vinicolo e investimenti nel settore sia in Italia che Negli Stati Uniti. Come detto, poi, Bastianich &egrave; noto anche (e soprattutto) per la sua presenza televisiva. &Egrave; stato giudice nel popolare show televisivo "MasterChef", sia nella versione statunitense che in quella italiana, diventando un volto famoso a livello internazionale. La personalit&agrave; diretta e, spesso, critica &egrave; diventata un vero marchio di fabbrica del suo personaggio televisivo. Musica e motori  Oltre alla ristorazione, Bastianich &egrave; un grande cultore della musica: &egrave; stato frontman e chitarrista nella band americana The Ramp, mentre nel 2022 ha inciso l'album "Good Morning Italia" con il gruppo folk/country italiano La Terza Classe. Ma non solo. Fin da bambino, infatti, il vero sogno di Joe era quello di guidare e, magari, possedere una Ferrari. "Avevo un poster della mitica Testarossa sulla parete della mia camera da letto" - aveva dichiarato in occasione della visita alla sede di Maranello qualche anno fa - "La prima Ferrari che vidi dal vivo fu la 456 del mio vicino di casa. Ne comprai una non appena potei permettermela. Da quel momento la mia passione non si &egrave; pi&ugrave; fermata: ne ho avute tante, moderne ma, soprattutto, d'epoca".&nbsp;Scopriamo quali. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Ferrari 456 GT  Apriamo con la prima Ferrari acquistata da Joe Bastianich, un'elegante Gran Turismo 2+2 pensata per riappropriarsi del segmento dopo l'uscita dai listini della 412i. Stiamo parlando della 456 GT, vettura prodotta dal 1992 al 2003 (periodo pi&ugrave; lungo per un modello del marchio) e ritorno al design "classico" dopo una serie di modelli decisamente pi&ugrave; aggressivi e orientati alla prestazione pura. Gli esterni, curati da Pininfarina, presentavano infatti linee fluide e armoniose, con frontale caratterizzato da fari a scomparsa; gli interni, realizzati con materiali di pregio, offrivano spazio per quattro persone. Sotto al cofano, poi, il motore V12 aspirato da 5,5 litri e 442 cv&nbsp;(scaricati sulle ruote posteriori) consentiva di scattare da 0 a 100 km/h in circa 5,2 secondi, con una velocit&agrave; massima superiore ai 300 km/h. Ferrari 612 Scaglietti  Altra Gran Turismo di lusso, la Ferrari 612 Scaglietti (2004-2010) fu un omaggio a Sergio Scaglietti, celebre carrozziere e collaboratore di lunga data Casa di Maranello. Prima Ferrari V12 realizzata interamente in alluminio, disegnata anch'essa da Pininfarina, le linee eleganti e morbide erano in grado di mascherare le dimensioni generose. lL 612 Scaglietti si distingue, poi, per essere una delle poche Ferrari dotata di quattro posti veramente comodi, unendo prestazioni da supercar con il comfort di una vettura familiare. Parlando, a proposito, di prestazioni: il motore anteriore, V12 aspirato da ben 5,7 litri, era in grado di erogare 540 cv e 588 Nm di coppia massima. Numeri notevoli anche oggi, che garantivano uno 0-100 in poco pi&ugrave; 4 secondi e quasi 320 km/h di velocit&agrave; massima. Completavano il "pacchetto" dotazioni tecnologiche all'avanguardia come il sistema multimediale avanzato e ausili alla guida come il cruise control. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Ferrari 330 GT 2+2  Una delle "Rosse" classiche della collezione. Erede della 250 GT 2+2, la Ferrari 330 GT 2+2 fu prodotta in due serie dal 1964 al 1967:&nbsp;Joe Bastianich ne possiede un esemplare prima serie, caratterizzata da elementi come fari doppi (scelta di design piuttosto discussa per la lieve somiglianza con il frontale della Citroen Ami 8) e cerchi a raggi; dettagli che furono, poi, sostituiti con gruppi ottici singoli circolari e ruote in acciaio forate a partire da met&agrave; 1965. La coup&eacute;, progettata da Pininfarina, poteva contare sul V12 a 60&deg; da 4,0 litri montato in posizione anteriore, in grado di erogare 300 cv di potenza massima, per 245 km/h di punta. Il propulsore, alimentato tramite tre carburatori Weber a doppio corpo, era abbinato, inizialmente, a un cambio a quattro rapporti sincronizzati, con overdive per la quarta marcia. A partire dalle ultime unit&agrave; della prima serie, Ferrari adott&ograve; una trasmissione a cinque rapporti. Come dichiarato dall&rsquo;imprenditore, &ldquo;La 330 &egrave; una delle auto a cui sono pi&ugrave; affezionato: si tratta del modello utilizzato anche dal grande John Lennon!&rdquo;. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Ferrari 365 GT 2+2  Altra splendida classica a quattro posti (sebbene i due posteriori fossero inadatti per degli adulti) disegnata da Pininfarina. La Ferrari 365 GT 2+2 - che si ispirava a 500 Superfast e 365 California - fu presentata nel 1967 e rimase in produzione fino al 1971. Circa 800 gli esemplari usciti dalla fabbrica: Bastianich, come possiamo vedere nella foto scattata proprio a Maranello, ne possiede un esemplare di color verde metallizzato. La 365 GT 2+2, caratterizzata da linee eleganti ma imponenti, fu progettata con l'obiettivo di massimizzare il comfort: si tratta, infatti, della prima Ferrari (per il mercato USA) equipaggiata con servosterzo e aria condizionata di serie, oltre ad alzacristalli elettrici e autoradio. Inoltre, per bilanciare assorbimento delle sconnessioni e tenuta di strada, Ferrari svilupp&ograve; con Koni un'inedita sospensione posteriore idropneumatica autolivellante. In ogni caso, le prestazioni erano di assoluto rilievo: il classico 12 cilindri a V aspirato, da 4,4 litri, permetteva di raggiungere 245 km/h grazie ai 320 cv e 422 Nm di coppia erogati. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Buick LeSabre  Chiudiamo con una vettura particolare, soprattutto in relazione alle altre. Si tratta di una "full-size" americana estremamente importante per Joe Bastianich: la Buick LeSabre &egrave; stata, infatti,&nbsp;la prima automobile posseduta e guidata dal futuro imprenditore per le vie di New York. Si trattava di una biturbo del 1984,&nbsp;acquistata &ldquo;usata ma in eccellenti condizioni&rdquo; a 1200 dollari ai tempi della high school (1986). Somma ottenuta unendo i suoi risparmi (200 $) ai 1000 dollari ricevuti in regalo dal padre e dalla nonna dopo un non specificato successo scolastico. Dopo l&rsquo;acquisto Joe, allora diciottenne e gi&agrave; appassionato di musica, sostitu&igrave; immediatamente l&rsquo;impianto stereo di serie con un potente Alpine. Il resto &egrave; storia.       

Il noto imprenditore italoamericano, ex giudice di MasterChef, &egrave; un grande appassionato di auto sportive (soprattutto le classiche di Maranello)

Joe Bastianich, ristoranti, programmi TV e...Ferrari

        Settanta anni di Alfa Romeo Giulietta, la &ldquo;fidanzata d&rsquo;Italia&rdquo; arriva a un traguardo importante, celebrata da un logo realizzato dal Centro Stile del Biscione e omaggiata dal Museo di Arese con una serie di conferenze e da una giornata speciale il prossimo 2 giugno anche con una parata con i proprietari dello storico modello. Gran finale ai Tribe Days, 5-6 ottobre, che avranno luogo presso il circuito del Mugello. Tutte le attivit&agrave; celebrative, anche quelle dei club, saranno accompagnate dal logo. Giulietta &egrave; l&rsquo;auto che ha portato Alfa Romeo nella era industriale moderna. Nata sportiva, a esordire nel 1954 infatti fu Giulietta Sprint, la due porte disegnata da Franco Scaglione per Bertone.  Un'Alfa fuori categoria per la sua epoca Linee immortali e proporzionate, che ne hanno fatto un classico intramontabile. Spinta dal motore &nbsp;bialbero in lega leggera di 1290 cm3, capace di erogare 65 cavalli, Giulietta Sprint fu subito al vertice prestazionale e raffinata, con cambio e scatola del differenziale in alluminio capace di raggiungere i 165 km/h. Numeri che all&rsquo;epoca erano appannaggio di vetture ben pi&ugrave; costose ed esclusive.  Se Alfa 1900, fino a quel momento unico modello in produzione, era &ldquo;l&rsquo;auto da famiglia che vince le corse&rdquo;, Giulietta divent&ograve; l&rsquo;auto per molte famiglie, pi&ugrave; accessibile. Giuietta, amore a prima vista Giulietta Sprint fu presentata al grande pubblico al Salone di Torino il 21 aprile 1954, poco dopo l&rsquo;esordio nella fabbrica del Portello, battezzato da un elicottero dal quale erano scesi in abiti cinquecenteschi due attori rappresentanti Romeo e Giulietta. Fu di buon auspicio. Giulietta Sprint inaugur&ograve; il piano di produzione, che poi fu di Giulietta, di 50 esemplari al giorno, una enormit&agrave; per i piani di Alfa Romeo, voluto da Giuseppe Luraghi, storico dirigente del Marchio. Il successo fu immediato, inizialmente gli ordini furono addirittura sospesi perch&eacute; lo stabilimento non riusciva a tenere il passo. Lo stile, inconfondibile, e le prestazioni, con l'adozione del carburatore a doppio corpo nel 1958 la potenza arriv&ograve; a 79 cavalli per 170 km/h di velocit&agrave; massima, l&rsquo;hanno resa l&rsquo;archetipo della Alfa Romeo moderna. Amata da tantissimi italiani, anche dal grande Fausto Coppi, eroe sportivo nazionale in quell&rsquo;epoca.  Una corsa durata 11 anni, con 177.513 esemplari prodotti di cui 24.084 Giulietta Sprint e un posto di rilievo nella storia dell&rsquo;automobile. Dalla Giulietta originale si &egrave; passati alla seconda serie negli anni Settanta, con la mitica linea a &ldquo;cuneo&rdquo; e alla terza del 2010, uscita di produzione nel 2020. Alfa Romeo rilancer&agrave; con un clamoroso poker? Potrebbe interessarti: le migliori offerte di Alfa Romeo nuove e usate       

Un logo realizzato dal Centro Stile Alfa Romeo celebra il modello: ecco la storia di un'auto che fa parte dell'immaginario

Alfa Romeo Giulietta Sprint, 70 anni della fidanzata d'Italia

A molti sembreranno passati solo pochi anni; eppure, tra il 2004 e oggi c&#39;&egrave; un abisso di ben due decenni. Un periodo caratterizzato da grandi cambiamenti su tutti i livelli, incluso quello tecnologico e automobilistico. Nel 2004 c&#39;erano ancora davvero pochi Suv nelle gamme dei Costruttori, le elettriche erano mosche bianche, e anche l&#39;ibrido era limitato a sporadici modelli come la Toyota Prius.  2004, il mondo auto tra Diesel ed ESP  Anche gli ADAS, i sistemi di sicurezza attiva delle vetture, erano ancora in fase embrionale, eppure iniziavano a farsi largo sistemi gi&agrave; molto efficienti come l&#39;ESP, il controllo elettronico della stabilit&agrave;. Mentre l&#39;alimentazione che diventava sempre pi&ugrave; apprezzata, anche per le sue ridotte emissioni di CO2, era il Diesel.  Il mercato italiano dell&#39;epoca mostrava numeri ben diversi da quelli di oggi, con ben 2,25 milioni di unit&agrave; immatricolate nel 2004 contro le 1,56 del 2023 e previsioni solo di poco migliori per l&#39;anno appena iniziato. Certe cose, per&ograve;, non sono mai cambiate. Tra le auto pi&ugrave; amate dagli italiani c&#39;&egrave; sempre la Fiat Panda, oggi in vetta alle classifiche di vendita e all&#39;epoca seconda dietro all&#39;ormai scomparsa &ldquo;sorella&rdquo; Punto.   Ma quali furono le novit&agrave; principali del 2004, ovvero quelle auto che esattamente due decenni fa facevano sognare, ragionare e sperare gli automobilisti italiani? Andiamo a scoprirlo.  Alfa Romeo 156 Crosswagon    Oggi sarebbe impensabile, per un Costruttore, non avere almeno un Suv in gamma. Nel 2004 il dominio degli Sport Utility non appariva per&ograve; cos&igrave; schiacciante, e non era raro che le Case decidessero di realizzare delle carrozzerie &ldquo;ibride&rdquo; tra fuoristrada e, nel caso di Alfa Romeo, station wagon.  Fu cos&igrave; che nacque la Crosswagon, risposta italiana alle Audi allroad e alle Volvo Cross Country, sulla base dell&#39;ultima versione della 156 Sportwagon. Dotata di trazione integrale Q4, protezioni sottoscocca e motore 1.9 JTDm da 150 cavalli, il modello non ebbe il successo sperato, tant&#39;&egrave; che l&#39;esperimento non fu replicato con la 159 SW.  Da non dimenticare che nel 2004 Alfa Romeo immise sul mercato anche un&#39;altra importante novit&agrave;, ovvero il restyling di met&agrave; carriera della 147. Rivista nello stile da Wolfgang Egger, che poi disegner&agrave; anche la 8C Competizione, la rinnovata hatchback portava in dote anche la nuova tecnologia Diesel Multijet (denominata per l&#39;occasione JTDm).  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Aston Martin DB9    Quella delle &ldquo;DB&rdquo; di casa Aston Martin &egrave; una tradizione lunghissima, che affonda le sue radici addirittura negli anni &#39;40, con la prima DB1 che celebrava il nuovo proprietario del Marchio, David Brown. E se oggi nel listino del brand inglese troviamo la nuova DB12 con motore V8, nel 2004 la novit&agrave; si chiamava DB9 e manteneva ancora con fierezza il 12 cilindri a V sotto al cofano.  Il suo propulsore, con una cilindrata di 5,9 litri, erogava nella prima versione 455 cavalli e una coppia di 570 Nm. Prima Aston Martin a montare il controllo elettronico della stabilit&agrave; (ESP), la DB9 fu offerta fin da subito anche in versione scoperta, denominata Volante. Negli anni successivi, il modello venne evoluto e proposto in versioni sempre pi&ugrave; performanti, superando quota 500 cavalli e facendo da base alla DBS del 2007.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  BMW Serie 1    Oggi le Case premium si stanno rendendo protagoniste di una vera e propria fuga dai segmenti di mercato pi&ugrave; bassi e meno redditizi. Nel 2004 accadeva tutto il contrario, e cos&igrave; anche BMW decise di mettere in commercio un modello pi&ugrave; piccolo della Serie 3, per intercettare il pubblico che all&#39;epoca si stava indirizzando verso l&#39;Audi A3: la Serie 1.  Erede dei non apprezzatissimi esperimenti Serie 3 Compact, la Serie 1 aveva la classica carrozzeria hatchback delle rivali europee, ma con una peculiarit&agrave; unica nel segmento: la trazione posteriore. Disegnata da Chris Bangle, e declinata anche in versione coup&eacute; e cabrio, la Serie 1 di prima generazione riscosse subito un grande successo, confermandosi nella gamma del Costruttore bavarese fino ai giorni nostri (seppure con uno schema tecnico completamente rivoluzionato).  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Ferrari 612 Scaglietti    Quella delle grandi GT Ferrari a motore anteriore, con quattro posti comodi e una linea da coup&eacute; filante, &egrave; una tradizione di lunghissima data. Dalla 250 GT 2+2 degli anni &#39;60 e proseguendo con le varie 330, 365, 412 e 456, fino ad arrivare appunto alla 612 del 2004. Dedicata allo storico carrozziere e designer Sergio Scaglietti, la 612 sfruttava il 12 cilindri a V della 575 Maranello, con una cilindrata di 5,7 litri e una potenza di 540 cavalli, che la proiettavano fino a 320 km/h consentendo un&#39;accelerazione 0-100 in 4,2 secondi.  Ci&ograve; che nessuno poteva immaginarsi all&#39;epoca era che la 612 Scaglietti sarebbe stata l&#39;ultima esponente di una stirpe di coup&eacute; classiche: nel 2011 il suo posto venne preso dalla FF, prima Ferrari a trazione integrale e con carrozzeria shooting-brake, a sua volta rimpiazzata dalla GTC4Lusso e ora dal Suv Purosangue.  Il 2004 fu per&ograve; anche l&#39;anno della Ferrari F430, berlinetta a motore centrale erede della 360 Modena. Rispetto alla 360, la 430 si presentava non troppo distante stilisticamente, ma segnava un enorme passo avanti per quanto riguarda le prestazioni: dai 400 cavalli del modello precedente si passava infatti ai ben 490 della F430, che diventeranno poi 510 cv con l&#39;introduzione, nel 2007, della versione Scuderia.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Fiat Panda 4x4    Nel 2003, Fiat immise sul mercato la seconda generazione di Panda, modello inedito che riprendeva il nome della storica utilitaria degli anni &#39;80. Nel 2004 la Casa torinese arricch&igrave; la gamma della Panda (che tra l&#39;altro in quell&#39;anno fu eletta Car of The Year) della variante 4x4.  Oltre all&#39;adozione del sistema di trazione integrale, vennero fatte altre modifiche per rendere la vettura pi&ugrave; adatta all&#39;uso off-road, tra cui l&#39;aumento dell&#39;altezza da terra e l&#39;inserimento di protezioni per la scocca e la carrozzeria. Due i motori disponibili: 1.2 a benzina e, successivamente, 1.3 Diesel Multijet. Al motor Show del 2005 venne poi presentata la Panda Cross, evoluzione della 4x4 che presentava uno stile totalmente rivisto e specifico per questa versione.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Ford GT    Nel 2004, Ford introdusse un modello destinato a entrare nella storia recente della Casa, la GT. Riedizione in chiave moderna della iconica GT40 da competizione degli anni &#39;60, il nuovo modello riprendeva quasi in toto lo stile dell&#39;antenata.  Decisamente diverse invece le dimensioni e le specifiche tecniche: lunga 4,64 metri, la Ford GT del 2004 era dotata di un motore V8 sovralimentato da 5,4 litri capace di ben 550 cavalli (pi&ugrave; delle berlinette a 8 e 10 cilindri di Ferrari e Lamborghini dell&#39;epoca, per intenderci) e quasi 700 Nm di coppia. Prodotta fino al 2006 in poco pi&ugrave; di 4mila esemplari complessivi, il suo posto &egrave; stato preso dalla nuova GT del 2016, a sua volta uscita di scena e per ora senza eredi.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Lancia Musa    Nei primi anni 2000, la gamma di Lancia era decisamente pi&ugrave; articolata rispetto a oggi, con un&#39;offerta che partiva dalla piccola Ypsilon fino all&#39;ammiraglia Thesis, passando per la berlina Lybra e la monovolume Phedra. Nel 2004, la gamma della Casa piemontese si arricch&igrave; di un ulteriore modello, la piccola monovolume Musa.   Parente stretta della Fiat Idea, la Musa riusc&igrave; a ritagliarsi un suo spazio sul mercato grazie a un design accattivante e a contenuti di elevato livello, con una gamma di motori articolata tra i benzina Fire da 1,4 litri e Diesel Multijet da 1,3 a 1,9 litri. Protagonista di un restyling nel 2007, la Musa ha detto addio al mercato cinque anni pi&ugrave; tardi senza lasciare eredi.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Maserati MC12    Tra i modelli lanciati nel 2004, la Maserati MC12 &egrave; indubbiamente il pi&ugrave; esclusivo. La sigla &ldquo;MC&rdquo; indicava la sua diretta derivazione dalle competizioni, mentre 12 erano i cilindri del motore di origine Ferrari. La vettura del Tridente era infatti una strettissima parente della Enzo, la cui meccanica venne in parte &ldquo;prestata&rdquo; a Maserati per il suo ritorno nelle corse.  Ideata per partecipare ai campionati FIA GT, la MC12 venne realizzata in un numero limitatissimo di esemplari omologati per la strada, dotati del V12 6.0 da 630 cavalli (la stessa della moderna MC20, che per&ograve; monta un V6 da 3 litri) e con prestazioni da brivido: da 0 a 100 impiegava 3,8 secondi, mentre la velocit&agrave; massima si attestava a 330 km/h. Oggi, i rarissimi esemplari della MC12 sono contesi tra i collezionisti con prezzi che possono superare anche i 2-3 milioni di euro.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Mercedes SLK    Oggi, a causa della riorganizzazione della gamma Mercedes-Benz, il nome SLK non compare pi&ugrave; nei listini della Casa tedesca. Questa sigla &egrave; per&ograve; stata centrale per un ventennio, dal lancio della prima generazione nel 1996 fino all&#39;uscita di scena della terza serie nel 2016. Nel 2004 fu invece lanciata la seconda generazione della SLK, contraddistinta dalla sigla di progetto R172.  La sigla SLK sta per Sportlich Leicht Kompakt, ovvero &ldquo;sportiva, leggera e compatta&rdquo;. Doti confermate dal modello del 2004, che misurava una lunghezza di soli 408 cm (pi&ugrave; o meno come una Ford Fiesta di oggi), pesava 1.400 kg e, nella versione AMG 55 con il V8 5.4 erogava 360 cavalli e 510 Nm. Le prestazioni? Da zero a cento in 4,9 secondi, mentre la velocit&agrave; di punta era autolimitata a 250 orari.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Peugeot 407    C&#39;&egrave; stata un&#39;epoca, neppure troppo lontana, in cui anche i brand pi&ugrave; popolari avevano in gamma una berlina di stampo tradizionale. Non faceva eccezione neppure Peugeot, che nel 2004 diede alla luce la 407. Erede della 406, la nuova berlina sfoggiava il classico design Peugeot di quegli anni, con i fari allungati e la grande presa d&#39;aria anteriore a &ldquo;bocca di leone&rdquo;.  Lunga oltre 4,6 metri, venne declinata in versione station wagon e anche coup&eacute;. Sotto al cofano motori a quattro cilindri benzina e Diesel Hdi, a cui si affiancava un grintoso V6 da 3 litri e 207 cavalli. Il modello usc&igrave; di scena nel 2010, con l&#39;ingresso in gamma della 508, tuttora in produzione nella sua seconda generazione.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Renault M&eacute;gane RS    Oggi la Renault M&eacute;gane &egrave; il modello simbolo della transizione tutta elettrica della Casa francese, quella Renaulution voluta dall&#39;amministratore delegato Luca de Meo. Vent&#39;anni fa, invece, la &ldquo;bandiera&rdquo; della M&eacute;gane era la versione sportiva RS, arrivata sul mercato proprio nel 2004.  Caratterizzata da linee decisamente peculiari gi&agrave; nelle sue versioni pi&ugrave; tranquille, la M&eacute;gane RS si distingueva per diversi dettagli, dalle prese d&#39;aria al doppio terminale di scarico, che non lasciavano dubbi sulla sua natura grintosa. Sotto al cofano nascondeva un quattro cilindri di 2 litri turbo capace di erogare ben 225 cavalli, che valevano una velocit&agrave; massima superiore ai 230 all&#39;ora e un&#39;accelerazione 0-100 in 6,5 secondi.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Smart ForFour    Nata come &ldquo;supermini&rdquo;, con il suo primo modello lungo appena 2,5 metri,&nbsp;Smart oggi si sta rilanciando con una gamma di modelli di taglia decisamente maggiore: la #1, in commercio dallo scorso anno, misura infatti ben 4,3 metri, mentre la sorella Suv-coup&eacute; #3 arriva addirittura a 4,4.  Non &egrave; per&ograve; la prima volta che Smart decide di apliare la sua gamma verso l&#39;alto, realizzando anche vetture pi&ugrave; grandi rispetto alla ForTwo. Nel 2004, infatti, la Casa diede vita alla ForFour, hatchback dal taglio classico frutto di una collaborazione con Mitsubishi. Lunga 375 cm, non ottenne il successo sperato, tanto da uscire di produzione dopo appena due anni e mezzo e creando a causa di ci&ograve; un contenzioso con la Casa giapponese.  Leggi anche: Le 5 auto familiari usate pi&ugrave; cercate dagli italiani nel 2023 

Dalla Fiat Panda 4x4 alla Lancia Musa, passando per la Ford GT e la Renault M&eacute;gane RS: ecco le auto pi&ugrave; iconiche che compiono 20 anni in questo 2024

Auto, i modelli che compiono 20 anni nel 2024

Il marchio Dacia presenta la terza generazione del Duster, un SUV che ha ridefinito gli standard del settore e consolidato la sua posizione di riferimento nel panorama automobilistico italiano. La sua storia inizia nel lontano 2010, diventando col tempo non solo un veicolo di grande successo, ma anche un&#39;icona che incarna i valori distintivi del brand: Essential but Cool, Robust &amp; Outdoor, Eco-Smart.    Top 5 auto 4x4 a meno di 20mila euro, ecco le migliori  Listino prezzi  Grande successo nel mercato italiano, con oltre 310.000 unit&agrave; vendute e una presenza costante tra i B SUV pi&ugrave; amati del Paese. Il Nuovo Duster mantiene un eccellente rapporto qualit&agrave;-prezzo, offrendo interni moderni e spaziosi, arricchiti da innovativi equipaggiamenti. Dacia svela la gamma e i prezzi per il mercato italiano, anticipando l&#39;apertura degli ordini prevista per il mese di marzo e le prime consegne a partire dalla met&agrave; dell&#39;anno. Il listino parte da 19.700 euro, proponendo 4 allestimenti, 3 motorizzazioni, 2 tipi di trazione e 2 trasmissioni, per un totale di 12 combinazioni possibili, garantendo massima flessibilit&agrave; alle esigenze dei clienti italiani.  Listino prezzi:  Essential ECO-G 100 19.700 euro  Expression ECO-G 100 21.400 euro  Expression Tce 130 22.900 euro  Expression Tce 130 4x4 25.400 euro  Expression HYBRID 140 26.400 euro  Journey ECO-G 100 22.900 euro  Journey Tce 130 24.400 euro  Journey HYBRID 140 27.900 euro  Extreme ECO-G 100 22.900 euro  Extreme Tce 130 24.400 euro  Extreme Tce 130 4x4 26.900 euro  Extreme HYBRID 140 27.900 euro  Gli allestimenti disponibili  Tra gli allestimenti spicca l&#39;inedito Extreme, dedicato agli amanti delle attivit&agrave; all&#39;aria aperta, con design esclusivo e dettagli di rame, caratteristiche come le sellerie in MicroCloud lavabili e barre da tetto modulabili. Poi, l&#39;allestimento Journey, propone un design elegante, comfort e tecnologia, con il freno di stazionamento elettrico automatico e il sistema Media Nav Live di serie. Una grande novit&agrave; &egrave; il sistema YouClip, una soluzione intelligente che consente di fissare accessori dedicati in modo sicuro all&#39;interno dell&#39;abitacolo. Questa terza generazione del modello &egrave; dotata di serie di 4 o 6 punti di aggancio YouClip.  La tavolozza dei colori si arricchisce con l&#39;introduzione della nuova tonalit&agrave; Beige Sandstone (metallizzata), affiancata da altre 6 opzioni tra cui Lichen Kaki, Verde Oxide, Brun Terracotta, Grigio Scisto, Nero Nacr&eacute; e Bianco Ghiaccio.  Motorizzazioni  Per quanto riguarda le motorizzazioni, il Nuovo Dacia Duster introduce il motore benzina TCe 130 con sistema mild-hybrid da 48V, offrendo un primo livello di elettrificazione e riducendo il consumo medio e le emissioni di CO2 del 10%. La motorizzazione full HYBRID 140, gi&agrave; vista sul modello Jogger, si unisce alla gamma di Nuovo Duster, garantendo prestazioni eccellenti e consumi ridotti.  Dacia si distingue anche per essere l&#39;unico costruttore a offrire l&#39;alimentazione bifuel benzina-GPL su tutti i modelli termici della gamma, con il label ECO-G. Il Nuovo Duster ECO-G 100, equipaggiato con un motore turbo da 1.0L alimentato a benzina e GPL, emette in media il 10% di CO2 in meno rispetto alle motorizzazioni equivalenti a benzina.&nbsp;    I 5 Suv pi&ugrave; attesi per il 2024 

Il Suv di successo si rinnova: ordini disponibili da marzo 2024, mentre le prime consegne ci saranno gi&agrave; dalla met&agrave; dell&#39;anno

Nuovo Dacia Duster: allestimenti, motorizzazioni e listino prezzi

        Buone notizie per Nissan Italia, che ottiene la certificazione Great Place to Work 2024, un riconoscimento che va a sommarsi a quelli Best Workplace nel 2010, 2011, 2012, 2017. Fondamentali elementi della cultura aziendale quali rispetto, equit&agrave; e orgoglio. Emergono in particolare coesione e credibilit&agrave;, che ottengono il massimo punteggio rispettivamente dall&rsquo;82% e 80% dei rispondenti. Nissan, un riconoscimento desiderato La certificazione Great Place to Work &egrave; un riconoscimento molto desiderato, a cui ambiscono ogni anno pi&ugrave; o meno 10.000 organizzazioni. Essa &egrave; rilasciata alle aziende che si distinguono per la qualit&agrave; dell&rsquo;ambiente di lavoro, che fanno della fiducia il fattore chiave del proprio modello di relazioni interne e dispongono di un management capace di motivare e orientare positivamente le persone. Marco Toro, Presidente e Amministratore Delegato di Nissan Italia, ha detto che &ldquo;la certificazione Great Place to Work ha un significato speciale perch&eacute; sono le persone che valutano la qualit&agrave; del lavoro e il clima in azienda. Sono particolarmente orgoglioso che in Nissan Italia la fiducia reciproca, la centralit&agrave; delle persone e il senso di appartenenza siano valori fondamentali e condivisi.&rdquo; 90 anni di Nissan, anniversario di successi        

Del Marchio sono stati valutati positivamente elementi della cultura aziendale quali credibilit&agrave;, rispetto, equit&agrave;, orgoglio e coesione

Nissan Italia ottiene la certificazione Great Place to Work 2024

Milano &egrave; il nome scelto da Alfa Romeo per battezzare il suo nuovo B-Suv, che vedr&agrave; alla luce ad aprile 2024 e segner&agrave; il debutto del Biscione nel mondo delle vetture full electric. Ma Alfa Romeo non &egrave; la prima Casa automobilistica a dedicare un modello al capoluogo lombardo.  E sono tanti i Costruttori, spesso stranieri, che hanno voluto battezzare una delle loro auto con il nome di una citt&agrave; italiana. Dalle metropoli a piccoli centri di provincia, passando per citt&agrave; che ospitano circuiti leggendari.  Ecco le auto che hanno preso il nome di citt&agrave; italiane:  Sfoglia le pagine per leggere l&#39;articolo  &nbsp;  Alfa Romeo Milano    Come detto, il nuovo B-Suv del Biscione sar&agrave; svelato ufficialmente solo nei prossimi mesi. Ma Alfa Romeo ha gi&agrave; sfruttato il nome della propria citt&agrave; per identificare uno dei suoi modelli. Siamo nel 1986, anno del debutto dell&#39;Alfa 75 negli Stati Uniti: sul mercato americano la vettura venne ribattezzata appunto Milano, per sottolineare il legame con l&#39;Italia.  La Milano su base 75 era equipaggiata con l&#39;iconico V6 Busso da 2,5 litri e 156 cavalli, diventati poi 3 litri e 185 cv per la versione Quadrifoglio Verde in edizione limitata a 900 esemplari. L&#39;avventura della Milano si concluse dopo pochi anni con poco pi&ugrave; di 12mila unit&agrave; vendute sul mercato USA. Oggi quel nome si prepara a tornare per il B-Suv che, nelle intenzioni di Stellantis, punta a far segnare al Biscione un nuovo record di vendite.   Da segnalare, in casa Alfa Romeo, anche diversi altri modelli dedicati a luoghi geografici italiani: da Brera (quartiere di Milano) a Tonale e Stelvio (passi Alpini) fino a MiTo (sintesi di Milano e Torino).  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Ferrari Roma    Il Cavallino Rampante ha una lunga tradizione di vetture con nomi ispirati a citt&agrave; e localit&agrave; italiane, da Maranello a Modena, passando per Fiorano, Monza e Portofino. Per uno dei suoi modelli pi&ugrave; recenti, Ferrari ha deciso di sfruttare il nome della Capitale d&#39;Italia, andando cos&igrave; a mettere a listino, nel 2020, la Roma.  Modello del tutto inedito nella gamma della Casa emiliana, la Ferrari Roma &egrave; una coup&eacute; dallo schema meccanico estremamente tradizionale, con motore anteriore, trazione posteriore e abitacolo a 2+2 posti. Sotto al cofano, trova spazio un V8 biturbo da 3,9 litri e 620 cavalli con 760 Nm di coppia. Le prestazioni? Da zero a cento in 3,4 secondi, velocit&agrave; massima di 320 km/h.  La Roma coup&eacute; &egrave; affiancata dalla Spider, che ha segnato il ritorno del tetto in tela su una Ferrari a motore anteriore dalla 365 GTS del 1971. Per mettere in garage una Ferrari Roma &egrave; necessario staccare un assegno di almeno 219mila euro, cifra che sale a 250mila per la Spider.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Ford Torino    Tra le grandi citt&agrave; italiane a cui &egrave; stata dedicata una vettura, oltre a Milano e Roma, c&#39;&egrave; anche Torino. Il capoluogo piemontese &egrave; stato infatti fonte d&#39;ispirazione per l&#39;americana Ford per uno dei suoi modelli pi&ugrave; noti degli anni &#39;60.  La prima generazione della Ford Torino usc&igrave; nel 1968 come coup&eacute;, ma venne declinata in variante berlina, station wagon e cabriolet. La scelta del nome era un omaggio alla natura &ldquo;industriale&rdquo; della citt&agrave; piemontese, che era vista dagli americani come la capitale italiana dell&#39;auto come Detroit lo era per gli Stati Uniti.  Caratterizzata da dimensioni decisamente generose &ndash; almeno per gli standard europei &ndash; la Torino non arriv&ograve; mai da questa parte dell&#39;oceano, ma questo non le imped&igrave; di diventare una vera e propria star a livello globale. La Ford Torino infatti era la vettura protagonista della popolare serie televisiva Starsky &amp; Hutch, andata in onda per la prima volta nel 1975.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere   &nbsp;  Fiat Siena     Non sono solo le grandi citt&agrave; ad aver ispirato le Case automobilistiche per i propri modelli. Fiat, che solo di rado ha usato nomi di luoghi per identificare le sue vetture, battezz&ograve; Siena una berlina lanciata negli anni &#39;90 in Sud America.  Presentata nel 1996, la Siena faceva parte di una famiglia di vetture che comprendeva anche la berlina Albea, il pick-up Strada e la hatchback Palio, quest&#39;ultima venduta anche in Europa. Tutte nascevano su una piattaforma derivata dalla Fiat Uno, con motori Fire a benzina e 1.9 Diesel. Della Siena sono state prodotte due serie, la seconda dal 2012 al 2021 e proposta anche con motore a benzina ed etanolo.   Oltre alla berlina Fiat, la citt&agrave; di Siena ha dato ispirazione anche a Toyota per una sua monovolume, che per&ograve; &egrave; stata denominata Sienna.  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  KG Mobility Tivoli     A volte accade che una piccola citt&agrave; del Lazio salti all&#39;occhio di un Costruttore sudcoreano, trovandosi cos&igrave;, inaspettatamente, alla ribalta internazionale. &Egrave; quello che &egrave; successo a Tivoli, comune italiano di circa 50mila abitanti poco distante da Roma. Ma cosa ha spinto la Casa asiatica a optare proprio per questo nome? A quanto pare, la scelta &egrave; caduta su Tivoli perch&eacute; al contrario suona come &ldquo;I lov it&rdquo; (&ldquo;lo amo&rdquo;).  La Tivoli rappresenta un modello molto importante per quella che allora si chiamava SsangYong: &egrave; infatti la prima vettura lanciata dopo l&#39;acquisizione da parte di Mahindra &amp; Mahindra. Sul mercato dal 2015, &egrave; in vendita anche in Italia e ha dimensioni da Suv compatto, con una lunghezza inferiore ai 4,2 metri. Aggiornata nel 2019, &egrave; offerta in Italia con il solo motore a benzina da 1,5 litri e 135 cavalli, a un prezzo che parte da 22.900 euro.   Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Chevolet e Opel Monza     Quello di Monza &egrave; un nome sfruttato da tanti Costruttori nel corso del tempo, a riprova del fascino che l&#39;Autodromo Nazionale esercita nei confronti delle Case auto di tutto il mondo. Oltre a Ferrari, che ha battezzato Monza SP1 e SP2 le sue barchette del 2018, anche alcuni produttori stranieri hanno dato il nome della citt&agrave; lombarda ai propri modelli.  La prima &egrave; l&#39;americana Chevrolet, che nel 1974 lanci&ograve;, appunto, la Monza. Nata come coup&eacute; 2+2, fu declinata anche in versione Towne Coup&eacute;, una sorta di tre volumi con bagagliaio separato dall&#39;abitacolo, famigliare con carrozzeria shooting brake e Spyder. Per il suo design che ricordava quello della Ferrari 365 GTC/4, venne soprannominata da John DeLorean &ldquo;La Vega italiana&rdquo; (Vega era la coup&eacute; Chevrolet in commercio prima della Monza). nel 2019, il nome Monza &egrave; stato ripreso dalla Chevrolet per una berlina venduta sul mercato cinese.    Al di qua dell&#39;oceano, anche Opel ha voluto sfruttare il nome Monza per una sua vettura, una coup&eacute; lanciata nel 1978 e rimasta in commercio fino a met&agrave; degli anni &#39;80. Versione sportiva della Opel Senator, la Monza era caratterizzata da un&#39;architettura a motore anteriore e trazione posteriore. Sotto al cofano ospitava propulsori 2 a 3 litri, con potenze fino a 180 cavalli. Nel 2013 Opel ha recuperato il nome Monza per una concept car ibrida (nella foto sopra, la Monza degli anni &#39;70 insieme all&#39;omonima concept)  Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Lancia Artena, Astura, Ardea e Aprilia     Sin dai suoi albori, Lancia ha sempre attinto a piene mani dalla storia e dalla geografia italiana per battezzare i propri modelli. Con una predilezione, nonostante la patria torinese dell&#39;aziende, per tutto ci&ograve; che riguardava Roma e i suoi dintorni. Cos&igrave;, negli anni &#39;30, Lancia diede vita a una serie di modelli i cui nomi si ispiravano ad alcune localit&agrave; del Lazio.   Nel 1931, per sostituire la Lambda, la Casa volle mettere in commercio due modelli: la Artena e la Astura, varianti della stessa vettura che si distinguevano principalmente per le dimensioni del passo e del motore, rispettivamente 4 cilindri e 299 cm per la Artena, 8 cilindri e 318 cm per la Astura. Nel &#39;37 fu poi la volta della grande berlina Aprilia, erede della Artena e venduta anche oltralpe con il nome di Ardennes, seppur con scarso successo commerciale. Nel 1939, infine, fu il turno della Ardea: erede della Appia, rappresentava la versione &ldquo;in scala&rdquo; dell&#39;Aprilia, di cui riprendeva sostanzialmente lo stile con dimensioni pi&ugrave; ridotte.   Artena, Astura, Ardea e Aprilia, come detto, sono tutte localit&agrave; del Lazio poco distanti da Roma: la prima nella zona dei Castelli Romani, la seconda sul mare poco a Sud di Nettuno, la terza vicino al litorale a met&agrave; strada da Ostia e Anzio. Quanto ad Aprilia, sorge nella Pianura Pontina e all&#39;epoca del lancio dell&#39;omonimo modello era stata appena fondata. Tra i pi&ugrave; appassionati estimatori della Lancia Aprilia c&#39;&egrave; da segnalare anche il Cavalier Alberto Beggio, che nel 1945 fond&ograve; una Casa motociclistica tuttora in attivit&agrave;: la Aprilia, appunto.   Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Pagani Imola     Dopo Monza, Imola. Anche la citt&agrave; sul Santerno, sede dell&#39;Autodromo intitolato a Enzo e Dino Ferrari, ha dato ispirazione per una vettura sportiva: la Pagani Imola.   Prodotta in appena 5 esemplari dal 2020, rappresenta la pi&ugrave; potente, veloce ed esclusiva tra le auto che hanno preso il nome di una citt&agrave; italiana. Derivata direttamente dalla Huayra, la Imola rappresenta una sorta di vettura-laboratorio con cui la Casa di San Cesario sul Panaro ha voluto portare su strada la tecnologia della pista.   Sulla Imola, il V12 AMG eroga la potenza di 827 cavalli, mentre la coppia si attesta a ben 1.100 Nm. Il peso, ridotto al appena 1.246 kg, permette prestazioni da brivido, cos&igrave; come da brivido &egrave; anche il prezzo di questa serie super esclusiva. Per portare a casa una Pagani Imola erano infatti necessari ben 5 milioni di euro, tasse escluse.   Sfoglia le pagine per continuare a leggere  &nbsp;  Mercury Milan     Non solo Alfa Romeo. Il nome Milano (o meglio, la sua versione anglosassone &ldquo;Milan&rdquo;) &egrave; stato sfruttato recentemente anche dall&#39;americana Mercury per una berlina commercializzata a partire dal 2005.   Realizzata sulla stessa piattaforma e con la stessa meccanica della Ford Fusion americana (modello che non ha nulla in comune con la Fusion hatchback europea) la Milan &egrave; stato uno degli ultimi modelli del brand Mercury, soppresso poi nel 2011. Lunga 4,8 metri, era proposta esclusivamente con carrozzeria berlina a tre volumi e quattro porte, e montava motori a 4 cilindri da 2,3 e 2,5 litri, oltre a un V6 3.0 che erogava fino a 240 cavalli. Nel 2010, con l&#39;ultimo aggiornamento, venne introdotta anche una versione ibrida.  Leggi anche: I 5 Suv pi&ugrave; attesi per il 2024 

Dalla futura Alfa Romeo Milano alla Ferrari Roma, passando per la Ford Torino e tante altre: ecco le auto che portano il nome di citt&agrave; italiane

Milano, Roma e le altre: tutte le auto ispirate alle citt&agrave; italiane

        La nuova Fiat Panda &nbsp;verr&agrave; presentata a luglio 2024. Realizzata sulla piattaforma Smart Car di Stellantis, la stessa che fa da "scheletro" alla nuova Citroen C3, &egrave; destinata ad essere l'elettrica italiana da 20milia euro commercializzata in tutto il mondo. Specialmente in Sud America, dove Fiat ha una grande tradizione, ma con gli accorgimenti giusti per farsi apprezzare dal mercato latino, primo tra tutti, cambiandosi di nome. Infatti, secondo alcune indiscrezioni, Fiat potrebbe rispolverare un nome storico e chiamarla Fiat Uno. Cosa sappiamo? Non &egrave; solo una mossa dal sapore nostalgico. La Uno &egrave; stato un modello molto popolare in America Latina, tanto da essere prodotto anche nello stabilimento brasiliano di Betim fino al 2013, sopravvivendo cos&igrave; alla sua "sorella europea" uscita di scena nel 1997. Ma oltre alle questioni di marketing e opportunit&agrave;, ci sono i legami storici perch&eacute; nel 2010, la Nuova Uno nata per il mercato latino fu fatta proprio sul telaio della nuova Panda presentata nel 2003. Un cerchio che si chiude, insomma. Al momento, ribadiamo, sono solo indiscrezioni, ma possiamo supporre che pi&ugrave; dettagli sull'auto saranno svelati gi&agrave; nei primi mesi del 2024. Stellantis frena, la Panda continuer&agrave; a Pomigliano        

La nuova generazione di uno dei modelli pi&ugrave; apprezzati del marchio torinese, potrebbe essere commercializzata in sud Amercia con un altro nome storico

Fiat Uno, potrebbe rinascere nel 2024

        Era il 1933 quando a Yokohama, in Giappone, nasceva la prima vettura prodotta da Nissan. In 90 anni di storia, il Marchio nipponico si &egrave; sempre contraddistinto per l&rsquo;innovazione e le emozioni create dai propri modelli in grado di diventare vere e proprie icone di stile o apripista di inediti settori di mercato. Un esempio arriva dalla prima Nissan Micra importata in Italia nel lontano 1992, dopo la nascita di Nissan Italia nel 1988, in grado di diventare la prima citycar &ldquo;premium&rdquo; commercializzata da un Costruttore non europeo e vincitrice del premio Car of The Year nel 1993. Nissan, il boom europeo con Qashqai e Juke Continuando l&rsquo;elenco dei modelli che hanno fatto la storia di Nissan in Europa e in Italia, il gradino pi&ugrave; alto del podio va alla prima generazione di Qashqai presentata in veste di concept car nel 2004. Sostituta dell&rsquo;Almera, inaugur&ograve; il segmento dei crossover compatti anticipando di oltre un decennio molti Marchi concorrenti. Scorrendo &ldquo;l&rsquo;almanacco&rdquo; dei modelli rivoluzionari di Nissan, non ci si puo? dimenticare della Juke grazie alla quale nacque il segmento dei Suv di segmento B. Anche in questo caso il brand giapponese fu un vero e proprio precursore dei tempi e delle richieste della clientela, offrendo per primo una soluzione a chi cercava un crossover estremamente compatto adatto al traffico cittadino. L&rsquo;innovazione &egrave; stata sempre stata una caratteristica fondante di Nissan, come sottolineato dalla nascita nel 2010 dell&rsquo;elettrica Leaf. Primo modello di massa a zero emissioni, per molti anni e? stata l&rsquo;auto elettrica piu? venduta a livello globale. Leggi il servizio completo su Auto in edicola dal 15 dicembre, oppure clicca qui per l'edizione digitale.        

Il Costruttore giapponese raggiunge il traguardo dei 90 anni con una gamma ad alta elettrificazione e pronta a diventare completamente elettrica dal 2030

90 anni di Nissan, anniversario di successi

        I "favolosi" anni &rsquo;90, un periodo ricco di coraggio e intraprendenza dal punto di vista del design. Le nuove tendenze, l&rsquo;avvento del nuovo millennio, le nuove tecnologie in fase di progettazione e l&rsquo;utilizzo di software sempre pi&ugrave; avanzati hanno permesso ai designer di esplorare tutte le possibilit&agrave; che l&rsquo;inventiva poteva proporre. Al contrario dei tempi odierni, l&rsquo;industria automobilistica procedeva a gonfie vele, attraversando un periodo di grande crescita e innovazione, con l&rsquo;introduzione dei nuovi motori diesel e numeri in costante e incoraggiante crescita. Questo decennio ha dato vita al culto del design e delle concept car, strumenti d&rsquo;ispirazione che sono poi stati largamente sfruttati negli anni successivi, fino ai giorni nostri, servendosene come manifesti, spunti di comunicazione e studio per i futuri modelli. Renault, incredibili show car Renault, dal canto suo, non &egrave; stata da meno ma, anzi, ha fornito al mercato innumerevoli spunti di design e soluzioni innovative, molte delle quali poi effettivamente arrivate su strada e altre riviste o rielaborate fino a trovare applicazioni concrete solo negli anni successivi. Sono ormai passati quasi 35 anni dall&rsquo;inizio di tale periodo e quasi 25 dalla fine. Difficile, oggi, creare una classifica oggettiva e universalmente valida: trattandosi di design, non si troverebbe mai un criterio valido per tutti. La scaletta dell'articolo, per&ograve;, &egrave; stata suggerita dal sito francese indipendente Planete Renault, tra i massimi conoscitori del marchio della Losanga. Grandi escluse di questa lista sono modelli iconici come la celebre Avantime o l&rsquo;intramontabile Espace F1 che, magari, potremo trattare in un altro appuntamento. Per ora, scopriamo insieme le migliori 12 Renault concept in ordine cronologico, dal 1990 al 2018. Laguna Roadster (1990) &nbsp; All'inizio degli anni '90, Renault present&ograve; al Salone dell'Auto di Parigi una splendida roadster a 2 posti chiamata Laguna. Realizzata interamente in un particolare blu metallizzato, questa concept sportiva si ispira agli anni '60 e allo spirito di libert&agrave; che ha da sempre caratterizzato quel periodo. Non vi fu un collegamento diretto con un modello di serie, ma si pu&ograve; facilmente trovare qualche affinit&agrave; con ci&ograve; che che arriv&ograve; in commercio negli anni seguenti. Era un vero e proprio esercizio di stile, senza la pretesa di trasformarsi necessariamente in realt&agrave;. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Initiale (1995)  Reduci da un insuccesso mondiale come la Safrane, auto non molto amata causa la mancanza di motori convincenti, affidabili e adeguati, Renault present&ograve; nel 1995 questa particolare concept car, lussuosa, imponente e maestosa. Un&rsquo;originale berlina da viaggio, confortevole ma spinta dal motore V10 da 3,5 litri di Formula 1, che port&ograve; la monoposto a vincere il campionato del mondo nel 1992 con il team Williams. Sfruttava ovviamente una rivisitazione di quel blocco, la cui potenza venne ridotta 392 cv erogati a ben 8.000 giri/min. Lo stile &egrave; stato sicuramente superato ma, per il 1995, fu un&rsquo;operazione di marketing notevole, che lanci&ograve; Renault nel gruppo dei marchi automobilistici pronti a innovare e proporre soluzioni avanguardistiche per il futuro. Anticip&ograve; le linee che si andarono poi a trovare dal 2002 sulla celebre - e incompresa - Vel Satis. Fiftie (1996)  Il nome Fiftie fu scelto per celebrare&nbsp;i cinquant&rsquo;anni dalla produzione della celebre 4CV. Si trattava di una piccola e graziosa citycar dalle forme estremamente futuribili, con un abitacolo per due persone e un tetto incurvato per massimizzare lo spazio. Come suggeriscono anche le prese d&rsquo;aria davanti alle ruote posteriori, si pensava a un&rsquo;auto a motore e trazione posteriore. Si parlava di un piccolo 1.5 aspirato a benzina da poco meno di 100 cv. Non vide mai la luce, ma anticip&ograve; concettualmente quella che oggi conosciamo come Renault Twingo di ultima generazione. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Renault Zo (1998) &nbsp; Sebbene nome potrebbe rimandare alla pi&ugrave; moderna - e 100% elettrica - Renault Zoe, la Zo rappresenta tutt'altra tipologia di vettura. Si tratta di un misto tra una barchetta ultra leggera e un buggy,&nbsp;pensata per un utilizzo offroad sportivo e basata sul telaio della Spider. Vantava per&ograve; 3 posti (con pilota al centro, in stile McLaren F1) e linee a dir poco bizzarre per l&rsquo;epoca. Era spinta da un motore 2.0 diesel 16V da circa 135 cv, collocato dietro l&rsquo;abitacolo, anche in questo caso a trazione posteriore. Talisman (2001) &nbsp; Nel 2001, dopo la concept Vel Satis, Renault (sotto la guida del designer Patrick Le Quement) present&ograve; al Salone di Francoforte un nuovo prototipo. Si tratta del concept Talisman, un veicolo a met&agrave; tra coup&eacute; e hatchback con portiere ad apertura ad ali di gabbiano.&nbsp;Se sui modelli di serie questo stile non riusc&igrave; a convincere pienamente, sui concept riscosse pi&ugrave; successo, soprattutto tra la critica, come dimostra questo magnifico esercizio di stile. Da considerarsi sempre contestualizzato nel periodo in cui fu presentato. Il nome ritorn&ograve; solo diversi anni dopo, ma in veste di berlina e station wagon. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Fluence (2004) &nbsp; Presentata al Salone di Ginevra del 2004, la concept Fluence anticipa le forme della futura Renault Laguna Coup&egrave;, auto molto amata dai clienti francesi e, pi&ugrave; generalmente, europei. La linea, infatti, &egrave; molto vicina a quella della vettura che poi arriv&ograve; su strada, con forme e cerchi conformi per&ograve; agli standard di omologazione. I fari e le prese d&rsquo;aria inferiori sono poi state riprese anche dalla Megane Coup&egrave; di terza generazione (2008).&nbsp; Nepta (2006)&nbsp;  Renault Nepta, presentata nel 2006, fu una vettura&nbsp;incredibilmente apprezzata dalla critica, tanto da essere considerata Concept Car dell&rsquo;Anno. Si intravedono sempre pi&ugrave; chiaramente le forme che diedero vita alla Megane Coup&egrave; e cabrio della terza generazione, sebbene le dimensioni di questo modello erano davvero imponenti: 4,80 metri di lunghezza per quasi 2 di larghezza, spinta da un motore 4.0 V8 da ben 350 cv collocato anteriormente in posizione longitudinale, con tanto di trazione posteriore. Altica (2006)  A met&agrave; strada tra una station wagon e una fastback sportiva, questo concept riprende il frontale caratteristico dei prototipi Renault di quel periodo, che poi verranno impiegati negli anni successivi su Laguna, Megane e altri modelli. Elegante e muscolosa, non convinse per&ograve; dal lato meccanico: proponeva, almeno in fase di presentazione, solo il 1.5 diesel turbo da 177 cv, troppo poco per sorprendere. L&rsquo;esercizio per&ograve; piacque soprattutto dal punto di vista del design. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; &nbsp;Dezir (2010) &nbsp; Quando il designer olandese Laurens Van der Acker arriv&ograve; in Renault, volle lasciare subito il segno presentando questa concept incredibile, allo stesso tempo elegante e aggressiva, che inaugur&ograve; un nuovo ciclo di design e che avrebbe dato origine alla fortunatissima Clio 4. Nella Renault Dezir forma del frontale, fari e mascherina con al centro il logo della Losanga, divennero iconici qualche anno dopo, creando un&rsquo;identit&agrave; di brand giunta fino agli inizi del 2020. Alpine A110-50 (2012)  Non poteva mancare in classifica una delle concept car pi&ugrave; intriganti del brand, l&rsquo;Alpine A110-50 presentata nel 2012 e che celebrava il cinquantesimo anniversario della A110 Berlinette. Basata sul concept Dezir, l'Alpine A110-50 &egrave; una supersportiva spinta dal portentoso 3.5 V6 da ben 400 cv e 422 Nm. Una potenza che, tuttavia, resta abbastanza lontana dai modelli che il brand and&ograve; a presentare negli anni successivi. Si tratt&ograve; di una dichiarazione d&rsquo;intenti antecedente al lancio del nuovo brand Alpine, separato rispetto alla gamma di modelli di Renault. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; &nbsp;Trezor (2016)  Son gi&agrave; passati 7 anni da quando Renault present&ograve; il concept Trezor, una GT che inaugur&ograve; una nuova direzione stilistica. Venne introdotta per la prima volta la famosa firma "C-Shape" (a forma di C) su entrambi i lati del frontale, che ancora oggi vediamo sui modelli in commercio. Altro elemento di stile, il cruscotto a &ldquo;L&rdquo; composto da due schermi, che oggi troviamo anche sulle ultime produzioni come M&eacute;gane elettrica, Espace e Austral. Come ogni concept, Trezor &egrave; originale in termini di soluzioni: ne &egrave; un chiaro esempio il tetto che si alza per fornire l&rsquo;accesso all'abitacolo. EZ Ultimo (2018)  Chiudiamo con il concept Renault EZ Ultimo, veicolo a guida autonoma che fonde il design tipico concept da auto elettrica ed elementi iconici dei pi&ugrave; moderni edifici, come palazzetti dello sport, stadi, ecc. Si tratta di un prototipo destinato agli hotel o ai parcheggi di lusso, come navetta autonoma capace di spostare i passeggeri in maniera ultra confortevole e spaziosa: all&rsquo;interno, quattro sedute rivolte verso il centro dell&rsquo;abitacolo, cos&igrave; da ricreare un salotto su ruote.       

I 12 prototipi Renault pi&ugrave; interessanti di sempre: dalla Trezor alla Dezir, dalla Nepta alla Altica, alcune hanno anticipato stile e soluzioni delle auto odierne

Renault, le concept car più particolari della Losanga

        Bentley Motors aggiunge una &ldquo;perla&rdquo; alla sua Heritage Collection: si tratta dell'ultima Mulsanne, nella declinazione&nbsp;Extended Wheelbase (a passo lungo) del 2020, realizzata su misura per &ldquo;Her Majesty&rdquo;, la compianta Regina Elisabetta II d'Inghilterra. La lussuosa berlina, dopo aver servito con orgoglio la Famiglia Reale inglese, torna nella sede centrale di Bentley a Crewe, nel prestigioso garage della Heritage Collection, valorizzando la ricca eredit&agrave; del marchio assieme ad altre 44 vetture che ne hanno segnato la storia. Bentley Mulsanne EWB, eleganza reale  Il viaggio dell'ultima Bentley Mulsanne &egrave; iniziato con la visione di creare un veicolo adatto alle esigenze della Royal Family. La vettura si distingue per l'elegante carrozzeria verde &ldquo;Barnato Green&rdquo;, con abitacolo impreziosito da pelle Twine e Cumbrian, impiallacciature in legno Burr Walnut (radica di noce) e soffici tappeti in lana d'agnello. L&rsquo;importanza dell'auto &egrave; ulteriormente enfatizzata dallo stemma Reale del Regno Unito, intarsiato nei listelli delle portiere, e da modifiche personalizzate: sono un esempio le tendine posteriori per la privacy e un vassoio su misura dedicato alla borsa della Regina. Questa Mulsanne non &egrave; solo un'auto, quindi, ma un vero simbolo di raffinatezza regale. Discreta, esclusiva e potente Nonostante l&rsquo;aspetto sobrio e raffinato, la Mulsanne &ldquo;Reale&rdquo; cela sotto al cofano l'iconico motore V8 Bentley da 6,75 litri in grado di erogare ben 537 cv, per prestazioni da vera supercar.&nbsp; Cerchi in lega da 21 pollici e dettagli cromati, inoltre, completano il perfetto mix di eleganza e potenza. Infine, la vettura presenta una serie di funzioni esclusive come luci blu lampeggianti della polizia, sirena e megafono, tutte comandabili da alcuni pulsanti dedicati: nello specifico, i comandi sono discretamente integrati nel tunnel centrale, sotto un pannello scorrevole in radica di noce.  Collezione Heritage di Bentley, un viaggio nel tempo La Bentley Heritage Collection, che oggi vanta 45 veicoli straordinari, &egrave; una testimonianza dei 104 anni di storia del marchio. Dalla Bentley pi&ugrave; antica del mondo (la 3 litri EXP2 del 1919) alla Continental GT Speed del 2021, la collezione mostra l'evoluzione di Bentley. L'inclusione della Mulsanne in questo illustre elenco sottolinea la sua importanza nella storia del brand: l&rsquo;esemplare della Regina sar&agrave; esposto accanto a una Mulsanne del 2010 (primo modello della nuova generazione della super berlina) e una Mulsanne Speed del 2019.        

L'ultima Bentley Mulsanne, la versione a passo lungo della Regina d'Inghilterra, entra nella prestigiosa collezione Heritage del marchio britannico

La Bentley Mulsanne della Regina Elisabetta torna a Crewe

        Mark Zuckerberg, nato il 14 maggio 1984 a White Plains, New York, &egrave; un celebre imprenditore tecnologico e filantropo, riconosciuto come cofondatore e CEO di Facebook (ora noto come Meta Platforms). Con un patrimonio di quasi 100 miliardi di euro, &ldquo;Zuck&rdquo; figura tra i 10 uomini pi&ugrave; ricchi al mondo. Nonostante ci&ograve;, egli non conduce &ndash; come si potrebbe pensare &ndash; uno stile di vita sfarzoso, con relativa collezione di orologi e auto di lusso (situazione piuttosto comune per i "super ricchi": date un'occhiata al garage di Floyd Mayweather). Sebbene possieda comunque enormi ville e un aereo privato, Zuckerberg utilizza vetture &ldquo;normali&rdquo;, pratiche e affidabili, per gli spostamenti quotidiani (a eccezione di una sola hypercar). In questo nuovo appuntamento scopriremo insieme quelle note (pare che alcuni mezzi siano conosciuti solo dagli amici pi&ugrave; stretti) guidate negli anni dall'imprenditore statunitense. Mark Zuckerberg, dagli esordi a Facebook Iniziamo con un doveroso approfondimento sulla sua storia. Cresciuto in una famiglia ebrea dall&rsquo;istruzione elevata (il padre, Edward Zuckerberg, era un dentista mentre la madre, Karen, una psichiatra) Mark mostra fin da bambino forte interesse nei confronti della tecnologia, in particolare computer e software. Frequentando la Ardsley High School e, successivamente, la Phillips Exeter Academy, Mark Zuckerberg si distingue in materie classiche sviluppando, allo stesso tempo, una passione viscerale per la programmazione. Durante il liceo crea, ad esempio, una prima versione del software musicale Pandora, nota come "Synapse", facendo capire le proprie potenzialit&agrave; ben prima di iscriversi all&rsquo;universit&agrave;.  Il 2002 &egrave; l&rsquo;anno dell&rsquo;iscrizione ad Harvard. Grazie alle capacit&agrave; fuori dal comune, Zuckerberg inizia ad affermarsi fin dal secondo anno come prodigio della programmazione software: il suo primo progetto degno di nota, "Facemash", diventa rapidamente un must tra gli studenti dell&rsquo;ateneo, con quasi 500 utenti in poche ore. Realizzato in collaborazione con altri &ldquo;geni&rdquo; come Dustin Moskovitz Eduardo Saverin, Andrew McCollum e Chris Hughes, futuri cofondatori di Facebook, si trattava di un sito web che permetteva agli iscritti di scegliere la pi&ugrave; attraente tra due foto. Il portale, per&ograve;, ha vita breve proprio a causa delle immagini, ottenute senza autorizzazione dai server dell&rsquo;universit&agrave; (per questo, il giovane Zuckerberg rischi&ograve; di essere espulso e denunciato). Ma il gruppo non si d&agrave; per vinto. Due anni dopo, nel 2004, viene lanciato "Thefacebook", inizialmente un social network riservato a Harvard. L&rsquo;incredibile popolarit&agrave; ottenuta, all&rsquo;inizio in altre universit&agrave;, porta &ldquo;Zuck&rdquo; a lasciare Harvard per concentrarsi esclusivamente sul progetto. Dopo alcuni ostacoli e sfide legali, tra cui la famosa causa intentata dai gemelli Winklevoss, che sostenevano che l&rsquo;imprenditore avesse rubato la loro idea, Facebook si afferma come il social numero uno a livello globale, rendendo Zuckerberg uno dei pi&ugrave; giovani miliardari della storia. Imprenditore filantropo  Nonostante un patrimonio netto stimato in circa 95 miliardi di euro (il dato risale a luglio 2023), l&rsquo;imprenditore americano ha deciso, assieme alla consorte Priscilla Chan, di donare quasi tutte le proprie azioni nel 2015. Dopo la nascita della primogenita Max, Zuckerberg ha dato in beneficenza il 99% delle proprie quote di Facebook &ndash; pari a oltre 40 miliardi di euro &ndash; a favore di istruzione, cura delle malattie e connessione tra le persone. Una dimostrazione del totale disinteresse nei confronti di lusso e futilit&agrave;, che si riflette anche nella scelta dei propri mezzi di trasporto. Come anticipato, infatti, il garage dell'ottavo uomo pi&ugrave; ricco del pianeta non ospita esotiche supercar, ma autovetture piuttosto economiche (a eccezione di una). Curiosi? Proseguite nella lettura dell'articolo. &nbsp; Honda Fit (Honda Jazz)  Apriamo con un&rsquo;auto nota per la sua efficienza, versatilit&agrave; e affidabilit&agrave;. Parliamo della Honda Fit (venduta sul nostro mercato con il nome Jazz) monovolume compatta giunta ora alla quarta generazione. Si tratta di una vettura piuttosto economica, dal prezzo popolare, che riflette la preferenza di Mark Zuckerberg per la praticit&agrave; rispetto a lusso e prestazioni. Ma c&rsquo;&egrave; di pi&ugrave;. L&rsquo;esemplare del guru del tech, infatti, &egrave; una prima serie. Prodotta dal 2001 al 2008, la prima generazione di Fit/Jazz, proposta a un prezzo inferiore ai 15.000 euro, si distingueva per numerose caratteristiche: innanzitutto gli&nbsp;interni spaziosi, con l'innovativo sistema "Magic Seats" al divanetto centrale (presente ancora oggi) che permetteva diverse configurazioni dell'area posteriore in base alle necessit&agrave; di carico; l'efficienza del propulsore benzina (da 1,3 o 1,5 litri) garantiva percorrenze, urbane e non, decisamente poco dispendiose (il tutto con l'affidabilit&agrave; tipica del marchio giapponese); la sicurezza, inoltre, era ai vertici grazie a dotazioni come airbag frontali e laterali. &nbsp;L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Acura TSX  L'Acura TSX &egrave; una berlina di lusso di medie dimensioni nota per l'affidabilit&agrave; - ricordiamo che Acura &egrave; il marchio premium di Honda noto soprattutto in Nordamerica - e lo stile sobrio. Pratica e di basso profilo, in pieno stile Zuckerberg, l'esemplare posseduto dal CEO di Facebook/Meta appartiene alla&nbsp;seconda generazione (2008 - 2014) - pi&ugrave; spaziosa rispetto alla prima serie grazie all'importante crescita a livello di ingombri - con carrozzeria color nero. Al momento del lancio, la berlina attaccava il listino a meno di 30.000 euro, rendendola una vettura abbordabile per la maggior parte degli americani. Nonostante il prezzo contenuto, la TSX offriva buone dotazioni di serie e prestazioni adeguate: oltre al motore quattro cilindri da 2,4 litri, in grado di erogare circa 200 cv, nel 2010 si affianc&ograve; un pi&ugrave; performante propulsore V6 da 3,5 litri e 280 cv di potenza massima. Non sappiamo quale dei due powertrain si celi sotto al cofano della vettura di Zuck. Conoscendolo, propendiamo per il pi&ugrave; parco quattro cilindri. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Volkswagen Golf GTI  Passiamo a una vettura di livello superiore, una sportiva compatta dal prezzo accessibile. Si tratta della Volkswagen Golf GTI, una delle hot hatch pi&ugrave; apprezzate per l'ottimo rapporto prestazioni / prezzo. Nello specifico, Mark Zuckerberg ne ha posseduto una versione MK6 (2009-2012) in tinta nera, acquistata nel 2014 per meno di 30.000 euro. La declinazione "pepata" della Golf 6 si distingueva per elementi iconici quali dettagli color rosso sul frontale, cerchi in lega specifici, spoiler posteriore e terminale di scarico doppio. Gli interni, poi, spiccavano per i sedili rivestiti con caratteristico tessuto a scacchi (presente fin dalla prima serie) e parti in alluminio. A livello di prestazioni, il motore TSI, un 2.0 quattro cilindri turbo-benzina da 210 cv scaricati sull'asse anteriore, era in grado di spingere la hot hatch fino a 240 km/h, con uno 0-100 coperto in meno di 7 secondi. Ci&ograve; era garantito anche dalla massa complessiva, contenuta in circa 1.400 kg. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Infiniti G25 Sedan  Sebbene parte del brand di lusso Nissan, la Infiniti G25 - basata sulla piattaforma condivisa con Primera e Skyline e un gradino sotto la coup&eacute; G37 - rimane in linea con l'approccio "low profile" di Zuckerberg. Con un prezzo d'attacco pari a circa 30mila euro, la sedan giapponese &egrave; nota per il perfetto mix tra comfort e prestazioni. Quella utilizzata dal CEO di Facebook &egrave;, nello specifico, la declinazione dotata di motore V6 da 3,7 litri, abbinato a trasmissione automatica e in grado di erogare 320 cavalli. Una vera auto "tuttofare", ottima tanto per gli spostamenti quotidiani quanto per i lunghi viaggi, senza disdegnare percorsi ricchi di curve, sui quali divertirsi con il suono del sei cilindri in sottofondo. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Pagani Huayra  &nbsp;Terminiamo con una vettura in netto contrasto con le altre. Zuckerberg, infatti, annovera nella sua modesta collezione una splendida Pagani Huayra. Acquistata nel 2014 a una cifra vicina a 1,5 milioni di euro, l&rsquo;esclusiva hypercar di San Cesario sul Panaro (ricordiamo che Pagani ha compiuto quest'anno un quarto di secolo) &egrave; ancora oggi una delle vetture pi&ugrave; notevoli per estetica e prestazioni. Il nome "Huayra" deriva dal dio del vento "Huayra-tata" delle culture andine, a indicarne velocit&agrave; e forme, che sembrano plasmate dal vento. Gli esterni, con carrozzeria realizzata in materiale composito di fibra di carbonio e titanio, si distinguono per portiere "gullwing" (ad ala di gabbiano) e linee che uniscono alla perfezione sportivit&agrave; estrema ed eleganza senza tempo. Il motore V12 bi-turbo da 6.0 litri e oltre 700 cavalli, progettato in collaborazione con Mercedes-AMG, &egrave; in grado di spingere la hypercar fino a 383 km/h, con uno 0-100 km/h coperto in meno di 3 secondi. L&rsquo;innovativo sistema di aerodinamica attiva, composto da quattro deflettori mobili (due anteriori e due posteriori) massimizzano downforce e stabilit&agrave; durante la guida ad alta velocit&agrave;.       

Il fondatore di Facebook &egrave; uno degli uomini pi&ugrave; ricchi al mondo. Nonostante ci&ograve;, le auto che possiede sono normalissime (a eccezione di una hypercar)

Mark Zuckerberg, il garage del CEO di Meta vi sorprenderà

Prove, primi test e tante novit&agrave; su questo numero del magazine auto che trovate in edicola. La vettura in copertina, partiamo dalla prima pagina del mensile, &egrave; dedicata alla nuova Kia EV9. Abbiamo avuto la possibilit&agrave; di provarla in anteprima e i dati che il Centro prove di Auto ha rilevato sono stati decisamente interessanti. Il maxi Suv della Casa coreana nonostante le dimensioni, &egrave; lunga oltre 5 metri, e un peso sopra i 2.600 kg ha dimostrato una grande facilit&agrave; di guida e un&rsquo;autonomia media sopra i 400 km.    Ma su questo numero di Auto sveliamo in un ampio servizio anche le future Kia elettriche. EV2, Ev4, EV3 ed EV5 sono le vetture in arrivo nei prossimi anni a conferma che la Casa coreana, pur non trascurando le altre alimentazioni a benzina e GPL, sta guardando concretamente anche all&rsquo;elettrico. L&rsquo;elettrico &egrave; anche stato il comun denominatore delle novit&agrave; presentate a Japan Mobility Show, ovvero il Salone di Tokyo dell&rsquo;auto e di cui su questo numero di Auto d&agrave; ampio spazio. In un evento dove imperavano le concept car elettriche, abbiamo scoperto per&ograve; che nel Paese del Sol Levante le auto a zero emissioni non sono cos&igrave; diffuse.  Nonostante la prima auto BEV prodotto in serie a livello mondiale &egrave; stata proprio la Nissan Leaf nel 2010 la quota delle vendite di autovetture elettriche in Giappone &egrave; solo del 1,9% (il mercato dell&rsquo;auto in Giappone &egrave; di circa 3,61 milioni di vetture vendute ogni anno). In pratica il Giappone per le auto BEV si colloca dietro all&rsquo;Europa dove sono il 15%; insomma il Giappone &egrave; messo peggio di noi in Italia che siamo a 4 % scarso. Una delle alternative all&rsquo;elettrico &egrave;, o sar&agrave;, l&rsquo;idrogeno.  Ecco che su Auto in edicola trovate un focus su questa alimentazione con anche i modelli delle Case auto che la stanno sperimentando, abbiamo guidato la BMW iX5 Hydrogen, o gi&agrave; vendendo da tempo come la Toyota Mirai e la Hyundai Nexo.  Comunque un numero di Auto ricco di anteprime con propulsori tradizionali come la prima guida dell&rsquo;ammiraglia Volkswagen Touareg V6 TSI eHybrid da 381 cv, ma anche la nuova KG Mobility Torres e il Renault Grand Kangoo. Per chi ama le emozioni forti ecco che il Centro Prove ha messo alla frusta della Mercedes-AMG A 45S, una &ldquo;bomba&rdquo; con il propulsore con la pi&ugrave; alta potenza specifica in commercio, ben 421 cv per soli 1.500 kg. Nella prova della pista di Balocco ha strappato un tempo di 2&rsquo;08&rdquo; molto meglio di sportive pi&ugrave; blasonate. Ma sempre dal nostro Centro prove anche la Citroen C5 X Hybrid 225 e l&rsquo;elettrica cinese BYD Atto 3 che stupisce per qualit&agrave; e prestazioni con un prezzo di soli 43.490 euro.  Per restare in tema di vetture elettriche con uno dei rapporti tra qualit&agrave; e prezzo pi&ugrave; interessanti, ovvero la nuova Volvo EX30. La qualit&agrave; &egrave; quella che da sempre ha contraddistinto la Casa svedese, la linea &egrave; di una hatcback, pi&ugrave; che un Suv, di 4,23 metri di lunghezza con tanto spazio a bordo al prezzo di partenza di 35.900 euro. Una vera risposta al mercato delle vetture a zero emissioni a costi elevati. La vettura &egrave; anche piacevole da guidare &egrave; agile e con un&rsquo;autonomia oltre i 400 chilometri. Ma tra le novit&agrave;, sempre a zero emissioni di questo numero di Auto, anche la Citroen e-C3, la Opel Corsa elettrica e il Suv Honda e:Ny1. Auto &egrave; in edicola non perdete tutti gli approfondimenti su queste vetture e anche le opinioni dei nostri esperti come Pierluigi Bonora o Guido Meda. 

Maxi Suv, elettriche e&nbsp;sportive, ecco le novit&agrave; sul fascicolo in edicola

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